venerdì 28 gennaio 2011

Franca Sozzani, i fashion blogger e le donne del presidente.


In soli tre giorni Franca Sozzani e Vogue.it sono riusciti a scatenare l' inferno!
Nel senso buono del termine, s' intenda!
Così, da brava blogger quale non sono, ho deciso di mettere ordine nelle vostre testoline bramose di ascoltare il mio pensiero!

Partiamo dalle donne del presidente così ci leviamo il dente e non se ne parla più (perlomeno non ne parliamo più noi perchè il resto della popolazione italiana e Barbara D' Urso continueranno a disquisirne per mesi se non -addirittura- per secoli).
Tale Cesare Cunaccia (ho dovuto cercare il cognome di questo Vattelapesca) ha scritto, dopo aver trangugiato un libro di storia e un dizionario, un articolo in cui ci deliziava con l' idea d' abbigliamento che ha Alessia Glaviano per le sedicenti accompagnatrici (che sia vero o no, non entro nel merito) del nostro presidente del consiglio Silvio Berlusconi (il suocero di Silvia holazeppolainbocca Toffanin, se per caso vi stavate chiedendo come avesse fatto ad arrivare a Verissimo).
Ha definito le suddette "un harem che farebbe invidia a Solimano il Magnifico" e ha sviolinato per una decina di paragrafi la vicenda che ha colpito l' Italia facendoci zimbello agli occhi del mondo (che novità, eh!).
Le critiche, manco a dirlo, sono piovute a dirotto (come quando ci sono le pecorelle in cielo) e prontamente il giorno dopo Nostra Signora Franca se ne è uscita con un "Era ironico!" e arrivederci&grazie brutti stronzi che avete osato fare polemica alla divina rivista!
Ora, come ho già detto a chi ha chiesto il mio pensiero in merito (Già, non pare vero nemmeno a me che interessi a qualcuno! ♥ ) io credo che -inizialmente- il servizio di Cesare Comesichiama sia stato pubblicato come vero sul sito del giornale: molto spesso hanno fatto questo giochino di "Crea il Look" con le dive quindi, cavalcando l' onda del momento, hanno ripetuto il medesimo con le ragazzotte di Berlu. Successivamente quelle erinni delle lettrici dotate di senso e ragione hanno bombardato di commenti negativi il blog della direttora e l' articolo di Cesare nostro (avete notato che nella vignetta qua sopra Berlu è vestito da Cesare? Ma quanto sono geniale?) e intere discussioni su Fb si sono consumate gridando allo scandalo e la Nostra Signora Franca si è veduta costretta ad ironizzare sull' accaduto ond' essere mangiata (che poi mica c' è di che cibarsi su quella donna!).
Detto questo, che sia vero o no, veritiero o ironico, per me è comunque fuori luogo!
E con questo passo oltre :D

La Franca, briccolcella, in uno dei commenti al post di un paio di giorni fa aveva definito BryanBoy un "talento naturale" capace di comunicare con i vestiti e aveva promesso che avrebbe dedicato un intero articolo al fenomeno dei Fashion Blogger.
Bene, il grande giorno è arrivato e riporta la data di oggi!
Nostra Signora ha sparato a zero sulla categoria sostenendo che le loro idee non hanno particolare peso per gli addetti ai lavori e che le loro opinioni lasciano il tempo che trovano.
Io, prima di tutto, vorrei fare alcune precisazioni.
Che cos' è il fashion blogger? Beh, di preciso io non lo so!
Io ho aperto il mio blog semplicemente perché mi piace scrivere: potrei scrivere di sport come di giardinaggio, di cucina o di letteratura o di moda come ho scelto di fare (scelta assolutamente non vincolante, ovviamente!) e mi piacciono le parole.
Io, con le mie parole, a differenza della Signora Sozzani e di tutti gli addetti ai lavori di cui elogia la bravura a difetto dei blogger, nel mio piccolo spazio personale posso dire ciò che mi pare e piace e questo, di per se, mi da un vantaggio rispetto ai giornali che sono strettamente tenuti ad idolatrare chi offre la pubblicità maggiore!
Sicché, se io fossi Karl Lagerfeld, un giretto su Robilandia me lo farei una volta ogni tanto! Perché Vogue potrà definire romantiche le ultime porcherie presentate mentre Robilandia può tranquillamente chiamarle porcherie (che poi è quello che sono) senza scatenare nessuna guerra mediatica.
In secondo luogo io vorrei tracciare un confine netto, marcato e ben evidenziato tra il tipo di blogger che potrei essere io e il fashion blogger che è la Ferragni o Bryanboy.
Io non voglio dettare nessuna tendenza: indosso i jeans come fanno tutte le mie coetanee; non voglio imporre nessuno stile perché spero che ognuno di voi possa averne uno personale ed unico; non voglio conciarmi da stracciona a carnevale solo per aver qualche invito per le sfilate!
Non ho l' autostima e la faccia tosta necessari per farmi immortalare 5842020108989 dal mio fidanzato (che non lo farebbe a prescindere, è un sovversivo lui!) per poi propinarvi il mio sedere e la mia funcia (bocca, in siciliano :D) in posa plastica.
L' unica cosa che voglio è poter esprimere la mia opinione, quella vera, incondizionata, e darvi la possibilità di criticarla, smentirla, apprezzarla!
Fatta questa distinzione allora posso trovarmi d' accordo in parte con la Sozzani se dice che il valore mediatico di queste ragazze si sgonfierà presto perché è un fenomeno che non può reggere il tempo a lungo: prima o poi la rete sarà satura e i giovani si interesseranno a nuovi idoli ma se Nostra Signora Franca deve sminuire la MIA opinione solo perché non lavoro a Vogue o a qualsiasi altra testata giornalistica di moda allora IO NON CI STO!
E perché non ci sto? Semplice prima di tutto perché -come ho detto prima- la mia è un' opinione incondizionata da contratti pubblicitari e conoscenze quindi corrispondente al mio giudizio personale (che può essere condiviso come no, ovviamente!) e in secondo luogo perché sono io (i buyer quindi) che faccio girare l' economia di moda spendendo e spandendo: la Sozzani e gli addetti ai lavori i vestiti, gli accessori, le scarpe che tutte noi sogniamo li ricevono in regalo e non sanno cosa significa desiderare un oggetto e provare un immenso piacere quando -a suon di sacrifici- riusciamo ad entrarne in possesso e quando scelgo su cosa sperperare il mio piccolo gruzzolo lo faccio incondizionatamente da chi mi ha regalato di più ma semplicemente per gusto (che, per stessa ammissione della direttora, a molti addetti ai lavori manca)!
Quindi Robilandia 2 - Sozzani 0. Palla al centro.

E qui arriviamo a Chiara Ferragni (cito lei nello specifico perché è la più nota).
Inizialmente l' idea di un blog di outfits poteva pure essere innovativo, piacevole e non nego che la seguivo e mi interessavo alle sue proposte fino a che ha perso di umiltà e si è trasformata in una pubblicità carnascialesca!
Vengo a spiegarmi.
Lei, come tanti altri, pretendono di venire identificati come giornalisti quando poi i loro scritti lasciano il tempo che trovano: pieni zeppi di errori che manco il nipote del mio cugino acquisito che ancora nemmeno parla; poche righe buttate a casaccio traboccanti di k, x e intercalari inglesi che -a quanto pare- sono COOL.
Pretendono di essere definiti fotografi sconsacrando definitivamente quest' arte meravigliosa: se sono loro stessi i soggetti delle foto come fanno ad essere anche fotografi?
Pretendono di essere definiti esperti di moda per poi proporre abbinamenti indecenti e che, comunque, non starebbero mai bene a tutte!
Pretendono di essere il gradino intermedio tra l' alta moda e i poracci e poi propongono outfits con pezzi da svariate migliaia di euro.
Pretendono di dare un giudizio incondizionato e invece adesso fanno più pubblicità di Vogue in base ai regali ricevuti!
Ovviamente l' articolo della Sozzani non è chiaro a riguardo: cosa intende lei per fashion blogger? Quelli come me o quelli come la Ferragni e BryanBoy?
Perché se intende quelli come la Ferragni allora tanto di cappello: io spero che il fenomeno si sgonfi non tanto per antipatia (o invidia, di grazia, il primo che se ne esce con la scusa dell' invidia lo fucilo) ma perché non è bello vedere miliardi di rimbecillite tutte con gli stessi stivali, tutte con le stesse borse e via dicendo....
Infine spero che molte di loro imparino la loro lingua madre prima di mettersi a scrivere sui giornali perché come ha ben scritto La ScoMODAmente pretendiamo la qualità dalla carta stampata e non ragazzine senza ne arte ne parte che non sanno nemmeno comunicare nella lingua nazionale.
Quindi Franca Sozzani 100 - Fashion Bloggers 0.
L' arbitro fischia la fine!

Spero che la mia opinione sia chiara, spero di aver reso al meglio la differenza tra i due tipi di fashion blogger e spero che il mio pensiero non venga preso da Nostra Signora Franca come spazzatura!

Sozzanamente vostra, R.

giovedì 27 gennaio 2011

Chanel Haute Couture PE 2011


Che noia, che tristezza.
Le fotografie della passerella di Lagerfeld mi hanno amareggiato!
Arrivare dalla prima alla sessantasettesima è stato un durissimo sforzo per i miei occhi per culminare con la vista di quel damino infiocchettato del nostro Karl!
Se questa è l' haute couture che sfila a Parigi, la grande moda, l' olimpo dell' arte allora preferisco -di gran lunga- H&M!
Abiti sciatti, modelle infiocchettate come uova di Pasqua, colori morti che non danno affatto l' idea d' estate e che -anzi- ti fanno venir voglia di partecipare ad un funerale: quello dell' alta moda!



Ma la cosa che mi ha colpito di più è stata la bruttezza delle modelle!
Io, che sono cresciuta con Claudia Schiffer e con Valeria Mazza, le ho trovate anonime; senza sale!
Scheletri ambulanti che ciondolavano sulla passerella in attesa del giudizio finale!
Non c' erano sorrisi, non c' era bellezza, armonia, splendore nel loro modo di approcciarsi al pubblico.
Nessun volto mi è rimasto impresso se non uno o due ma non per beltà ma per la vecchiaia mostrata.
Forse le lamentele per l' eccessiva giovinezza delle modelle di Tom Ford ha scatenato nel nostro amico Karl voglia di rivalsa?
Nessun corpo mi ha fatto schiattare d' invidia.
Ossa: questo ho visto!



Tulle e fiocchi, raso e rosa!
Pantaloni sotto le mini (già viste da Armani Privé alcuni giorni prima)!
Donne brutte e troppo magre!
Scarpe basse e appuntite (buone solo per scacciare le formiche dagli angoli).
Delusione e disappunto per Karl Lagerfeld che, ancora una volta, ha infangato il buon nome di Chanel!

Chanellamente vostra, R.

domenica 23 gennaio 2011

Perché Robilandia non ha parlato di Moda Maschile?



Semplice: per me NON esiste.

Vengo a spiegarmi.
La settimana della moda maschile si è appena conclusa e qualcuno mi ha chiesto il perché io non me ne fossi interessata.
La mia risposta è molto semplice: io non credo nell' esistenza di una vera e propria Moda Maschile.
La moda è ostentazione, è creatività, è cambiamento, è arte, è colore, è forma, è coraggio, è stile, è osare e tutto questo in un uomo io NON VOGLIO vederlo.
L' uomo mi piace elegante ma senza osare tessuti lucidi e lustrini in ogni dove.
L' uomo mi piace sportivo ma senza bizzarre mise da guerra o da ring.
L' uomo mi piace classico ma senza dover rinunciare a quella semplicità che dovrebbe contraddistinguere ogni suo outfit.


Non voglio delle borse nelle sue mani, non voglio delle punte ai suoi piedi.
Non voglio cascate di gel sulla sua testa né -tanto meno- masse informi che trasudano sporcizia.
Non voglio pantaloni rosa e maglie verdi.
Non voglio catene al suo collo, non voglio borchie sulle sue braccia.
Non voglio tatuaggi dove il sole batte ancora.
Non voglio barba incolta sul suo viso.
L' uomo dev' essere qualità, signorilità, finezza.


Detesto quegli abiti di carta stagnola, talmente lucidi da inorridire perfino Tony Manero e trovo impensabili questi stivaloni a punta, pitonati e tinti di giallo.
Detesto le ruches sulle camicie e quelle giacche che sembrano fatte della stessa stoffa della tappezzeria di mia nonna.
Detesto che trasudino femminilità nei gesti, nelle movenze e nella scelta degli abiti.
Detesto i pantaloni troppo stretti che non lasciano nulla all' immaginazione e i jeans troppo larghi che cadono.
Detesto le canottiere e i piedi di fuori.
Detesto le cravatte sottili e i papillon colorati quando non esplicitamente richiesti da un determinato dress code.


Mettetegli un cardigan di lana buona, un jeans dal taglio classico e un scarpa stringata e avrete l' uomo che mi piace.
Vestitelo di blu, di marrone, di nero e aggiungete piccoli tocchi di colore qua e la senza cadere nel carnascialesco e avrete l' uomo che mi piace.
Levategli le pellicce, le scarpe a punta e i capelli da cow-boy e avrete l' uomo che mi piace.

Uomamente vostra, R.

venerdì 21 gennaio 2011

Le "signore" della tv italiana.


Disgraziatamente ho acceso la tv ieri pomeriggio e ho visto Barbara D' Urso.
Lo so, lo so! Me la sono cercata!
So benissimo che è onnipresente e che quindi accendendo la tv nelle ore pomeridiane rischiavo di imbattermi in lei ma -a mia discolpa- vorrei ricordare che sulle reti Mediaset la pubblicità è più lunga del programma stesso e quindi potevo pure essere fortunata.

La domanda che mi è sorta spontanea ammirando le signore (notate la s minuscola, grazie!) della nostra televisione nazionale è:
Che fine hanno fatto le Signore con la S maiuscola?
Il filo di perle intorno al collo ha lasciato il posto a orribili chincaglierie di plexiglas.
Il classico pantalone nero abbandonato barbaramente per dei jeans impensabili addosso ad una cinquantenne, troppo stretti, troppo bassi!
Fisionomie totalmente stravolte da interventi di chirurgia plastica coatta che le hanno trasformate in ributtanti bambole gonfiabili.
Seni rifatti in bella mostra, urla da mercato, parolacce in diretta nazionale vestiti talmente succinti che non si vedono nemmeno nei 'peggiori bar di Caracas', unghie blu...
E, attenzione, prima che mi tacciate di finto perbenismo, di eccessiva pudicizia, di ostentato naso all' insù lasciatemi finire.
Io sono la prima ad osannare il corpo della donna, sono la prima a consacrare l' apparire, il bello ma quello che SEMPRE deve essere conservato e attenzionato è il BUONGUSTO.
Sono completamente dalla parte di chi decide di ritoccare qua e la le imperfezioni che Madre Natura gli ha riservato ma da qui a diventare della bambole di plastica impossibilitate all' uso della parola.
Sono una fautrice della giovinezza femminile a tutte le età ma il rigore deve sempre metterci in guardia: a cinquantanni, madre di figli, non puoi vestirti come una ragazzina sballata di 15! Non puoi e basta!

L' Italia è il paese della moda, dell' eleganza!
I nomi più importanti nell' industria del fashion sono italiani e quelli che non lo sono aspirano -almeno- a poter imparare da un italiano.
Ma allora perché i nostri costumisti ci costringono ad indecenti spettacoli di dubbio gusto? Perché Barbara D' Urso non si oppone a presentarsi alle cinque del pomeriggio con il davanzale al vento? Perché Alessia Marcuzzi si mostra in prima serata senza reggiseno e senza pantaloni? Perché Simona Ventura sta lentamente accomunando il suo viso a quello di questa donna?



Signoramente vostra, R.

martedì 18 gennaio 2011

Che ne sarà di Loro?

Domenica 16 Gennaio 2011 al The Beverly Hilton Hotel di Los Angeles si è tenuta l' attesissima cerimonia di consegna dei Golden Globes.
Abiti tintinnanti di cristalli come le Barbie delle feste, orecchini da migliaia di dollari, brillanti da svariati carati e scarpe dalla suola rossa immettibili.
Ma non voglio parlarvi di questo.
Il mio pensiero è volato al grande Valentino dopo aver visto l' abito di Michelle Williams che porta il suo nome:


E non solo a lui ma anche a Coco Chanel dopo lo yeti di Karl Lagerfeld, a Yves Saint Laurent e a Christian Dior, a Gianni Versace e a Guccio Gucci.
Il mio pensiero vola a coloro i quali hanno fatto la storia della moda e che, lasciando questo mondo o semplicemente quello dell' arte, debbano assistere a tali catastrofi creative.
Quello che mi è venuto da chiedermi è se davvero è giusto che un grande nome, come ad esempio quello di Valentino, continui a calcare le passerelle pur non essendoci più la firma dello stilista originale dietro.
Istintivamente la mia risposta sarebbe un NO SECCO: non trovo giusto infangare (perchè così è nella maggior parte dei casi) il buon nome e l' eleganza che i Signori della moda hanno perseguito per tutta la loro vita, per tutta la loro carriera; ma non essendo eterni (purtroppo! Il mondo sarebbe stato migliore se alcuni di loro avessero potuto creare per sempre, attraversare le mode e i tempi addolcendoli con il loro genio) o si decide di chiudere baracca&burattini o si spera che chi viene dopo possa far si che quel grande nome continui a risplendere nell' Olimpo.
Una nota positiva in tutto questo pastrocchio creato da lasciti e discendenze voglio, però, sottolinearla: la famiglia Missoni.
Ottavio Missoni fondò la casa di moda nel 1953 con la moglie Rosita Jelmini e da allora vi è una continuità dello stile inconfondibile della griffe che i figli e i nipoti hanno saputo ricreare e riproporre onorandone il nome anche dopo la sua morte.
Le nuove leve come Marc Jacobs, Jhon Galliano, Tom Ford, Alessandra Facchinetti, Stella Mcarteney, Frida Giannini e tanti altri hanno mosso i loro primi passi nelle grandi case di moda (insomma hanno iniziato alla Forrester ma Eric Forrester, essendo un uomo attaccato alla tradizione, ha preferito lasciare tutto nelle mani di Ridge) e si sono imposti, poi, con il loro proprio nome nel bel mondo patinato.
E' forse è giusto così.
E' giusto, insomma, che ognuno di loro dia il proprio contributo a quest' arte frivola che è la moda e che gli vengano riconosciuti meriti e demeriti; è un pò meno giusto che i grandi nomi non vedano più la continuità e lo splendore di un tempo ormai perduto e che vengano utilizzati come scuole, per farsi un nome, appunto!
Che ne sarà quindi di Dolce&Gabbana dopo Dolce&Gabbana, che ne sarà di Vera Wang dopo Vera Wang, che ne sarà di Ralph Lauren dopo Ralph Lauren, che ne sarà di Prada dopo Miuccia Prada?
Riusciranno a trovare qualcuno che possa prendere il loro posto?
Il caro Valentino ha venduto miseramente i diritti del suo nome che per tutti noi era una garanzia ma se i risultati devono essere questi prepariamoci ad indossare un tubino nero, un cappello a tesa larga e degli occhiali scuri che nascondano le lacrime per il funerale dei grandi.

Continuatamente vostra, R.

venerdì 14 gennaio 2011

Ciao Isabelle. L' anoressia ha segnato un' altra tacchetta sul muro delle morti.

Su Vanity Fair di questa settimana (uscito ieri per noi poveracci del sud, uscito l' altro ieri da Roma in su) vi è uno stupendo articolo che si intitola 'Come hai fatto a ridurre tua figlia così?'.
Un articolo che mi ha bagnato gli occhi e che riaccende quei fari, che mi auguro non si siano mai spenti, sull' ANORESSIA.
Una cosa che mi ha sconvolto, e devo ammettere non poco, è stato il fatto che la morte di Isabelle Caro sia passata in sordina: io ho scovato un articoletto su Vanity Fair della settimana scorsa e BASTA.
Isabelle Caro, qualora ve lo stesse domandando, è la modella francese protagonista della campagna shock di Oliviero Toscani:

Ma non è soltanto la carta stampata che ha deciso di ignorare la notizia: nessun blog di moda, nessuna pagina FB, nessun sito di gossip e quant' altro al quale sono iscritta ha pensato fosse il caso di parlarne.
Perché? Mi chiedo io. Perchè in Europa abbiamo saputo della sua scomparsa solo due mesi dopo? Perché nessuno ne parla? Eppure l' anoressia è una malattia che colpisce tantissime persone al giorno d' oggi. Perché nessuno si cura di gridare al mondo che un' altra ragazzina è morta inseguendo quella magrezza disumana che molte volte la moda propone?
Perché nessuno ha dato ad Isabelle (come a tante altre) l' amore che disperatamente chiedeva?
L' articolo del quale vi parlavo prima racconta del dolore per un malato di anoressia attraverso gli occhi dei genitori. Vi sono i racconti di due mamme ed un papà che spiegano il disagio che questo ha causato in loro perché quando si nomina un malato di anoressia non si va mai a scavare più di tanto. Perché l' anoressia ci fa paura, ci culliamo del fatto che a noi mai potrebbe capitare, ci vergogniamo per loro, pensiamo che i nostri figli o le nostre sorelle o -addirittura- noi stessi mai e poi mai potremmo essere così stupidi da cadere in quel baratro che è questa malattia.
E mentre Dolce&Gabbana hanno il coraggio di mandare gli scheletri sulla passerella e Tom Ford fa della sana Pedocouture con delle bambine di sei anni c' è chi soffre un po' anche a causa loro.

Ciao Isabelle. Isabellamente vostra, R.

giovedì 13 gennaio 2011

Blumarine Spring 2011 Ready to wear.




Chi è stato?
Chi ha drogato Anna Molinari?
Qual è la causa scatenante di tutto questo?
Annina è forse tutta quella plastica non riciclabile che ti trovi in faccia che ti ha offuscato l' obbiettività e l' eleganza?
E', per caso, passato a salutarti BrianPERMEE'SEMPRECARNEVALEboy?
Io, cara Anna, ho sempre pensato a te e a Blumarine come all' eleganza delle fate, come alle sottovesti delicate delle principesse e non come ad una parata carnascialesca a metà tra l' armadio di Valeria Marini e il costumista di Barbara d' Urso.
Che delusione e che amarezza, Annina mia.
Che colpo al cuore mi hai dato.
Non puoi farlo, non puoi proporre queste oscenità ready to wear, questi -al massimo- me li devi mettere ready to RACCOLTA DIFFERENZIATA.
Sono due anni, ormai, che sia in estate che in inverno, mi proponi tali oscenità: prima era il trionfo della zebra (quasi un' inno alla Juventus) ora è il momento del leopardo colorato; e domani, Annuccia bella? Mi fai il dalmata giallo a macchie verdi?
ESCIIII DA QUESTOOO CORPOOOO grido io nella speranza, Annetta dolce, che il buon gusto e l' eleganza ti sorridano ancora.
Un' altra collezione così e sarò costretta a citarti per danni alla vista, mi sanguinano già gli occhi.



Leopardamente vostra, R.

Per vedere le foto dell' intera sfilata basta cliccare qui

mercoledì 12 gennaio 2011

L' insicuro cronico: le relazioni interpersonali.


A questo mondo, ahimè, siamo oltre sei miliardi (il fatto che in molti paesi del mondo, oltre l' acqua, non abbiano nemmeno la televisione ha contribuito in maniera esponenziale) e, volenti o nolenti, siamo costretti ad interagire con altri esseri viventi al di fuori di noi stessi che non sempre corrispondono alla categoria di "persona normale" con la quale ci aggraderebbe relazionarci. Perché, vi chiederete voi, premetto questo?
E' presto spiegato, adoratissimi discepoli nel tempio di Robilandia (ok, fly down!)! Mi è capitato, sopratutto nel recente passato, di dovermi calare nella mente di beati idioti per cercar il loro lumino della ragione (Ah, beati illuministi! Dove siete quando si necessita di voi?) e -qualora esistesse ancora- accenderlo e riportare le bestie sopracitate sulla retta via.
Non iniziate a gridare alla falsa modestia prima ancora di aver concluso la lettura. Non iniziate a sentirvi insultati nel vostro io più profondo prima che io possa esplicare ciò che voglio dire. E, di grazia, smettetela di mangiarvi le unghie e dividervi le doppie punte che poi vi vengono le mani da muratore (con il rispetto assoluto per la categoria) e i capelli vi si spezzano! Tagliatele piuttosto, come faccio io!
Premesso questo siamo ora in grado di affrontare con la serenità che contraddistingue una seduta parlamentare italiana il piccolo vademecum che vorrei propinarvi quest' oggi.
Iniziamo con una breve prefazione (Molti di voi ci avranno abbandonato alle prime righe ma TU, si si proprio TU, che continui a leggere COMPLIMENTI! Robilandia Ti Ama).
A mio avviso quello che spinge il 99% della popolazione mondiale ad intraprendere la via della deficienza è l' insicurezza: bombardati come siamo da pubblicità, giornali, televisione, Franca Sozzani, Belen, Rita Levi Montalcini e compagnia bella, modelli di assoluta bellezza e sovrumana intelligentia le povere mentuccie deboli della categoria alla quale mi riferisco, per reazione del tutto spontanea, sono portate a creare prima dentro di loro e poi fuori un piccolo mondo dorato fatto di cotanta menzogna che sia per loro un posto sicuro.
Di solito, le bestie in questione, sono dotate di una macchinazione celebrale che -ad una prima occhiata- può sembrare scaturire da una sana intelligenza ma che -se scaviamo a fondo- è semplicemente portata dall' insicurezza della quale prima vi dicevo. Le vedi li, circondarsi da esseri del loro stesso spessore (pari a ZERO) che mai potranno minare il loro piccolo orticello di qualcosa che sia migliore di loro.

Sotto la voce 'insicuro cronico' troviamo in primis le persone brutte.
E' un dato di fatto che, a questo mondo, esistano dei soggetti non propriamente appartenenti alla razza umana che inducono risolini e commenti poco carini al loro passaggio. E, badate bene, non mi riferisco a persone grasse, basse, mal vestite o truccate, NO! Mi riferisco a quei veri e propri scherzi della natura che, purtroppo, provengono da brutti accoppiamenti cromosomici ai quali nemmeno Roy De Vita, Franca Sozzani e Dio stesso possono porre rimedio.
Codesti agglomerati di cellule, di solito studiosi e colti, amano circondarsi di altri casi umani (non necessariamente dello stesso sesso) con i quali SPARLARE il mal capitato di turno attribuendogli, magari, una relazione con il preside della facoltà di scienze della formazione turistica alpina che ha 94 anni e UN DENTE SOLTANTO in un italiano che perfino Dante avrebbe trovato ANTIQUATO.
STATENE LONTANI IL PIù POSSIBILE E SE FOSSE IL CASO PROPONETE LA CASTRAZIONE CHIMICA PER I SUDDETTI.

Sotto la voce "insicuro cronico" troviamo, in secondo luogo, i bugiardi.
Costoro sono talmente insoddisfatti della loro misera e deplorevole esistenza che sono capaci di inventarsi storie talmente articolate e astruse pur di non sembrare i poveretti che in effetti sono che nemmeno gli sceneggiatori di Beautiful in 20 anni (E, credetemi, ce ne vuole. Pensate solo a quante diavolo di volte è stata sposata Brooke). Raccontano delle vicende così irreali e impossibili nella vita di tutti i giorni che delle volte ti portano a credere (MAI, NON FARTI ABBINDOLARE; TU SEI MIGLIORE!!!) di avere un' esistenza vuota e triste perché non hai mai attraversato un campo da calcio durante la finale dei mondiali in ambulanza sventolando le tue mutande dal finestrino. Ti convincono, mediante una dialettica che ha del Perry Mason, che hanno scalato l' Everest due volte e ti portano a credere di avere i capelli biondi quando in realtà vedi benissimo che sono castani.
Vi propongo questa canzone che ben esplica il concetto!
STATENE ALLA LARGA COME FOSSERO I CANDITI NEL PANETTONE PRIMA DI PERDERE OGNI BARLUME DI LUCIDITÀ'.

Sotto la voce 'insicuro cronico' in terzo luogo troviamo i disadattati.
Entrare a far parte di questa categoria, non sempre, è colpa del soggetto in questione: molte volte sono gli eventi che lo portano a disadattarsi .
Pestaggi familiari, divorzi parentali, disturbi alimentari, delusioni amorose, quantità di stupefacenti oltre la legalità, miseria interiore, miseria esteriore: insomma possono essere molteplici le cause del disadattamento ma solo le menti più deboli vi cadono come fosse il formaggio fuso dove immergere le tortillas al ristorante messicano.
Queste persone sono tormentate dal pensiero che una misteriosa forza oscura e ultraterrena le perseguiti facendoli croggiolare del fatto che la loro vita è una MERDA e non per colpa loro.
Da questa categoria sono venute fuori, poi, altre sottocategorie che non sto qui ad esplicarvi ma semplicemente ad elencarvi: Emo, Truzzi, Punk, Metallari, Pink Ladies (che poi che diavolo sono ASSORBENTI FEMMINILI?), BrianBoy e tutta un' altra serie di gentaglia che crede di credere in qualcosa ma che in realtà si conduce per le vie delle vostre città così perché appartenente alla categoria dei disadattati.
Loro ti vedono, ti invidiano (perché questo è) e dicono di te le peggio cose facendoti passare per quello che non sei agli occhi della tua povera nonna ottantenne che ti AMAVA tanto prima di sapere che ti fai le canne ai bordi di un fiume.
CACCIATELI COME LA PESTE. NON RIESCONO AD USCIRE DALLO STATO IN CUI PERVERSANO E VORREBBERO TRASCINARVICI DENTRO.

Sotto la voce 'insicuro cronico' in quarto luogo troviamo le Femmine/Oche.
Costei è un agglomerato di vestiti ultrafashion e silicone che si conduce per le vie della tua università come Eva Mendez alla prima di 'Live! Ascolti al primo colpo'.
Spende una quantità inverosimile di tempo e denaro nella cura della sua persona che ogni volta che la vedi ti chiedi se sia sempre la solita X (non faccio nomi a caso onde evitare di offendere qualcuno) o se sia la nuova sorella di Barbie.
Vestita e truccata, pettinata e lucidata come un trofeo rischia di far cadere te nell' insicurezza cronica perché non indossi l' ultimo modello di Louboutin. Le sue gote all' insù contro ogni forma di gravità, il suo naso ad angolo retto, il suo sedere che manco J.Lo sono lo specchio di tutto quello che avresti desiderato Madre Natura ti desse e INVECE NO!!!
Questi esseri sono delle cerebrolese che non distinguono una e da una è, false e arrampicatrici sociali ti metterebbero sotto con la macchina se solo Alessia Marcuzzi glielo chiedesse in cambio dell' ingresso al Grande Fratello!
VANNO BENE LE BORSE FIRMATE MA NEL MOMENTO IN CUI INIZI A PENSARE DI VOLER ASSOMIGLIARE AL SOGGETTO X IN QUESTIONE DATTI FUOCO: UNA VOLTA CHE IL PENSIERO S' INSINUA E' INIZIATA LA TUA LENTA DISCESA VERSO QUESTA CATEGORIA.

Sotto la voce 'insicuro cronico' poi vi sono anche quelli del Grande Fratello, Barbara D' Urso, i vecchietti di Uomini&Donne, i tronisti di Uomini&Donne, le corteggiatrici di Uomini&Donne, il fratello di Sarah Scazzi che vorrebbe essere un tronista di Uomini&Donne, quel cesso di Lorena Bianchetti e tanta altra gentaglia portata a comportarsi come si comporta.
La COLPA non è completamente loro, compatiamoli, ma cosa ben più importatene STIAMONE ALLA LARGA!!!!!!!!

Insicuramente vostra, R.P.S. Oggi è il COMPLEANNO di mia CUGINA CLAUDIA olèèèèFacciamole tutti gli auguri :D

domenica 9 gennaio 2011

Tom Ford, Vogue Paris e la Pedocouture.



Pedocouture.
Questo il termine coniato dopo l' uscita del numero dicembrino di Vogue Paris, che sancisce la fine dell' era Roitfeld, nel quale troviamo il servizio incriminato firmato Tom Ford.
L' età media che distingue le sedicenti modelle del servizio in questione è SEI anni. Il trucco è marcato come nei peggiori film di strada.
Gli abiti inadeguati all' età delle fotomodelle come sono inadeguati i tacchi vertiginosi che le suddette indossano, le calze a rete e i gioielli.
Cascate di pelle di leopardo sulle quali le bambine, perchè è questo che sono, sono maliziosamente adagiate e unghie laccate di rosso che ricordano le commedie erotiche degli anni settanta.
Capelli laccati, arricciati, acconciati e pettinati come ad una prima de La Scala incorniciano visetti d' asilo sapientemente truccati con schizzi d' azzurro e di verde su quegli occhietti che, così conciati, non sembrano poi tanto teneri.


Il nome del servizio è la ciliegina sulla torta: CADEAUX.
Questo il regalo che lo stilista ha voluto fare a Carine Roitfeld che allo scoccare del decimo anniversario di Vogue Paris sotto la sua guida lascia baracca e burattini per andar Dio solo sa dove.
Questo il regalo di Natale che Tom Ford ha fatto ai francesi e, a parer mio, questo il regalo che è costato allo stilista il posto della Roitfeld che è andato ad Emmanuelle Alt.
Pochi sono i sostenitori di Ford e di questo servizio che vedono nelle fotografie la denuncia dello stilista nei confronti di alcuni dettami di moda che vogliono standard troppo elevati per le giovanissime, che pretendono atteggiamenti, abiti e movenze che annullano la spensieratezza degli anni dell' innocenza.
Io, dal canto mio, ci vedo solo cattivo gusto e volgarità. Senza troppi giri di parole mi sento di condannare in primis la Roitfeld che ha acconsentito a questo scempio e in secondo luogo Tom Ford che dovrebbe essere il primo sostenitore del corpo e della bellezza femminile DI TUTTE LE ETA' che ha infamato l' infanzia con fotografie che sarebbero da denuncia.
I diretti interessanti non hanno ancora proferito parola in merito né hanno dato spiegazioni in proposito anche se, a mio avviso, c' è poco da spiegare: le foto che hanno proposto si commentano ampiamente da sole.
Domanda che mi sorge spontanea: come hanno potuto le madri di queste piccoline prestare le loro figlie a tutto questo? Soldi? Forse!
Ma questa volta il gioco non è valso la candela.

Bambinamente vostra, R.