mercoledì 30 novembre 2011

Cosa c'è nella tua borsa piccola Mary?


Il mio fidanzato è come il postino: quando mi chiama al cellulare sa bene che deve farlo almeno due volte prima che io possa rispondere. E, anche se gli ho spiegato più e più volte il perché di questa cosa, continua a seccarsi per il fatto che non rispondo al primo squillo. Io ho un piccolo borsellino dove tengo i miei tre (non fate domande, lo so anche io che è da pazzi) cellulari, per non perderli ed averli a portata di mano quando squillano ma -nonostante questo- non arrivo mai a rispondere. Perché? Nella mia borsa, non trovo mai nulla. Quando torno a casa e non c'è nessuno di buon cuore disposto ad aprirmi la porta inizia una caccia al tesoro senza fine prima di reperire le chiavi. Quando torno dal centro commerciale piena di quelle buste dai manici talmente sottili che diventano taglienti come lame appena sono un po' più appesantiti supplico tutti i santi del Paradiso affinché le chiavi della macchina spuntino fuori per magia. Non succede mai, ma la speranza è l' ultima a morire.

martedì 29 novembre 2011

45 giorni a Vogue #Chapter 16



"Il declino della mia famiglia è cominciato con l' ingresso nelle nostre vite di Vogue. E, bada bene, che lo intendo come una vera e propria persona e non solo un lavoro. Quel giornale è stato per Anita, inizialmente, una distrazione; poi è diventato un amante assiduo fino a che non si è insinuato nella sua testa e nel suo cuore diventando l' unico uomo che lei possa amare. Quando lei ottenne il lavoro a Vogue io avevo dodici anni, Enrico nove. Mio padre era contento di vedere Anita così interessata a qualcosa, tornava a casa entusiasta. Stare a Vogue, anche se il suo compito era quello di etichettare borsette e vestiti, la faceva sentire viva. Anita è una che sa quello che fa e vent' anni fa la concorrenza non era la stessa di adesso.

lunedì 28 novembre 2011

Quando c'è l' amore...


E' ufficiale: gli opposti si attraggono. Davvero.
E non c'è niente, meglio della coppia formata da Anna Wintour e Homer Simpson, che può rappresentare al meglio il concetto di tesi ed antitesi. Lei è algida e perfetta, direttore della Bibbia del buongusto, secca come un giunco. Lui è un grassoccio uomo di mezza età senza stile ne classe; senza charme ne buongusto, senza arte ne parte addirittura sposato. Eppure, guardando le immagini frutto della fantasia di AleXsandro Palombo, non si direbbe che ad Anna Wintour dispiaccia, anzi... Ma, attenzione, Anna Wintour sa che non può abbandonare il suo ruolo di regina cattiva neanche quando arde la passione e -per questo- non toglie gli occhiali da sole nemmeno in quel momento. 
Che ne penserà Marge di tutto questo? Si sarà rassegnata al fatto che nessuno può dire di no alla temibile Anna Wintour oppure farà di tutto per riconquistare il marito fedifrago?
Voi che ne pensate? Meglio la familiare affettuosità di una donna di provincia che cucina e lava come Marge o il travolgente gelo di un capo come Anna Wintour?

Amorosamente vostra, R.

sabato 26 novembre 2011

45 giorni a Vogue #Chapter 15


Una piccola stradina illuminata dalla luce della luna e da una fila di alti lampioni di ferro battuto culmina in un rudere che sembra uscito da una cartolina della campagna scozzese. Ghirigori di edera a foglie larghe ne ricopre la la parte alta scendendo la tetto completamente rivestito di mattoni scuri. 
"Copriti, prima di scendere, Filippa. Siamo molto più in alto di Milano" mi suggerisce Davide. Gira la chiave e la macchina si arresta silenziosamente. Nel parcheggio del ristorante ci sono poche altre vetture oltre la nostra ma, considerata l' ora, è comprensibile che molti abbiano già cenato dato che domani è un giorno lavorativo. 
"Vieni spesso qui?" chiedo. 

venerdì 25 novembre 2011

Il braccialetto di H&M. Parte seconda-La CONQUISTA.

Dalla metropolitana sono uscita in piazza San Babila, a Milano, e camminando verso il Duomo ho detto a Madre "Madre, qui il mio braccialetto con le teste di tigre ce l' hanno sicuro. Insomma, siamo a Milano, devono averlo". Lei mi guarda comprensiva, quasi speranzosa che -dopo settimane di richieste- il mio desiderio di possederlo venga esaudito. Ah le Madri... Così tenere quando si tratta della felicità dei figli. Gli accessori sono al piano meno uno. Scendo trepidante le scale e mi ritrovo nel paradiso degli Accessori di H&M. Un posto che noi, a Catania, possiamo solo sognarci. Ci sono braccialetti di qua. Braccialetti di la. Braccialetti di giù. Braccialetti di su. Ci sono milioni di braccialetti. Ma non riesco a localizzare visivamente il mio bramato braccialetto. Dannazione. Fermo una commessa e le mostro eccitata la foto del mio braccialetto del desiderio sul cellulare. Lei ci pensa un attimo poi mi conduce da una sua collega e mi dice di mostrare a lei la foto. "No, mi spiace. Li abbiamo finiti. E' carino, vero? Io l' ho preso!" risponde. Stronza. 
Madre assiste alla scena divertita ma mi incita a non demordere. C'è ancora un H&M più avanti. 
Gli accessori, anche da H&M più avanti, sono al piano meno uno. Prendo le scale. Mi rotolo fino al piano di sotto per essere più veloce. Non ci sono commesse a cui chiedere. Lo cerco di qua. Lo cerco di la. Non lo vedo.
Poi una visione. Un' intera fila, lunga e proficua, di braccialetti con le teste mozzate che splendevano in tutta la loro bellezza. Uno di fianco all' altro. Pronti per essere acquistati da me. 7.95 euro.
Adesso lo possiedo. Ce l' ho. Ho il braccialetto di H&M. Tornerò a Catania e lo mostrerò orgogliosa a tutte le commesse di tutti gli H&M per dimostrare loro che esiste. Non sono pazza. Non così tanto almeno. 

Note di Servizio:

Il Dallovia di Robilandia è ancora in corso, avete partecipato? No? Avete fatto male. Avete tempo per rimediare fino alla mezzanotte dell' 11 dicembre 2011

Il prossimo capitolo di 45 giorni a Vogue è vicino. Sono elettrizzata. 

Ho comprato una sciarpa di Missoni. La sciarpa di Missoni. E voi sapete quanto io sbavi per questo brand, per cui....

Conquistatamente vostra, R.

lunedì 21 novembre 2011

Il PRIMO "DALLOVIA" di ROBILANDIA

Giveaway è un termine da fashion blogger, quelle serie con le gambe magre e le borse di Balenciaga. Quelle che vanno a fare la spesa con i tacchi a spillo e che hanno un collare animalier per il proprio cagnolino. Io non ho la borsa di Balenciaga (amore questo è un chiaro riferimento al fatto che Natale è vicino, prendi nota- E voi, datemi una mano a scegliere!); non ho un cagnolino (in compenso ho due sorelle, tanto love); i tacchi li uso solo dopo minacce a mano armata e la maggior parte delle volte in cui abbandono il nido lo faccio in jeans e scarpe basse. Per cui, a me, non è consentito dire Giveaway. Non posso proprio. Preso atto di questo è stato necessario trovare un modo coerente con il mio essere italiana, con scarpe basse, possidente di blog (solo di quello) che a volte va in giro senza trucco e con i capelli a coda di cavallo, per annunciare il primo concorso di Robilandia.
Dallovia mi è sembrato il termine più adatto a rappresentarmi. E, no, non c'è nessuno sfondo malizioso in questa parola. E' solo l' italianizzazione, quindi meno cool, del termine Giveaway! Un po' come Luigi Vuittone, insomma, che ce piace de più!
Fatte queste brevi premesse e ricordato, ancora una volta, al mio fidanzato cosa voglio per Natale possiamo aprire le danze! Suvvia, che Natale è vicino!

45 giorni a Vogue #Chapter 14



Sulle note di questa splendida area de La Traviata, enjoy it!



"Tu sei pazza!" conclude Arianna. E' appoggiata allo stipite della porta della mia stanza e mi osserva mentre mi vesto in fretta e furia per correre a lavoro. Enrico mi ha appena riportata a casa dopo la splendida giornata, e nottata, da soli a casa sua. 
"Perché?" chiedo mentre alzo la cerniera del tubino nero con le maniche arricciate che indosso. Le ho raccontato a grandi linee cosa è successo con Davide dopo la festa.

sabato 19 novembre 2011

Biancaneve is the New Black.


La storia la conosciamo per come ce l' hanno raccontata da bambini ma il 2012 sarà l' anno della svolta per Biancaneve, per la strega cattiva e per il principe azzurro. Anzi per le Biancaneve, perché ce ne saranno addirittura due. Come saranno due le streghe cattive e due i principi! 
Da un lato il colorato mondo fiabesco di Mirror Mirror; dall' altro il grigio di un bosco incantato dai toni dark di Snow White and the Huntsman

venerdì 18 novembre 2011

Botox per H&M / Il Papa bacia tutti: due post in uno!



In un sol boccone post facciamo il punto della situazione così ci leviamo il dente. Per inciso, io odio i dentisti, che -con il post che segue- non c'entra una beneamata ma ho un dente che mi sta facendo vedere i sorci verdi e dovrei decidermi ad intervenire. Comunque, bando alle ciance, cominciamo con il due post in uno!

giovedì 17 novembre 2011

Io credo nella magia.

Sapete, io credo nella magia. Sono nato e cresciuto in tempi magici, in una città magica, tra maghi. Molti non si accorgono nemmeno che tutti noi viviamo in una ragnatela di magia, connessi da argentei filamenti di chance e circostanze. Ma io lo so da molto. Quanto avevo dodici anni, il mondo era la mia lanterna magica, e grazie al suo spirito verde io vedevo il passato e il presente nel futuro. Anche voi, probabilmente, lo facevate solo che non lo ricordate. Questa è la mia opinione: tutti noi all' inizio vediamo la magia. Veniamo al mondo e dentro di noi ci sono turbini di vento, foreste infuocate e comete. Noi siamo nati con la capacità di cantare con gli uccelli, di leggere nelle nuvole e di vedere il nostro destino nei granelli di sabbia. Ma la magia dentro di noi viene cancellata dall' educazione e dalla chiesa, viene succhiata via, lavata via, pettinata via. Ci conducono sulla retta via e ci dicono che dobbiamo essere responsabili. Ci dicono di comportarci secondo l' età che abbiamo, di crescere. E sapete perché lo fanno? Perché le persone che ce lo dicono sono spaventate dal nostro essere giovani e selvaggi e perché la magia che noi conosciamo li ha fatti vergognare e li ha resi tristi per ciò che hanno lasciato appassire dentro di loro. Dopo di ciò tu ti allontani dalla magia così tanto che non puoi più realmente tornare indietro. Soltanto per qualche secondo. Soltanto conoscendo e ricordando. Quando le persone piangono al cinema è perché, in quello scuro teatro, è stato toccato il lago dorato della magia. Poi escono nuovamente alla crudele luce della ragione e della logica e il lago si secca e si sentono profondamente tristi senza sapere perché. Quando una canzone risveglia un ricordo, quando dei batuffoli che rotololano in una lama di luce ci distraggono dal mondo quando senti un treno nella notte e ti chiedi dove stia andando allora vai oltre ciò che sei e oltre il luogo in cui ti trovi e, per il più breve degli attimi, sei entrato nel regno della magia. La verità della vita è che ogni anno che passa noi ci allontaniamo dall' essenza con la quale siamo nati. Ci facciamo sovrastare dagli eventi, alcuni positivi, altri non tanto. Le cose succedono. L' amore a volte muore. Le persone naufragano e finiscono in mille pezzi, perdono la loro via per una ragione o per un' altra. Non è poi così difficile in un mondo pazzo come questo. La vita fa del suo meglio per allontanare da noi i ricordi della magia. Tu non lo sai ma sta succedendo finché un giorno non sentirai di aver perso qualcosa pur non sapendo cosa. Succede e basta...
I ricordi di chi ero e dove vivevo sono importanti per me. Hanno contribuito a fare di me ciò che sarò quando il mio viaggio volgerà al termine. Io ho bisogno di ricordare della magia semmai dovessi riincontrarla. Ho bisogno di sapere e di ricordare e voglio raccontartene. 


Un passo tratto dal romanzo Il ventre del lago di Robert McCammon, un autore che trovo eccellente e che -ironia della sorte- è nato il mio stesso giorno, solo qualche anno prima. Con queste parole spiega perfettamente perché, nonostante tutto, piangere al cinema fa bene. 
Robi.

jkj

Breaking Dawn, impressioni a caldo.



ATTENZIONE. Non continuare a leggere se non hai ancora visto il film o se non vuoi sapere qualche particolare di troppo. Non so fino a che punto mi limiterò nei dettagli e non vorrei rovinarti la visione del film anche se lo credo impossibile: è stato FA-VO-LO-SO! Se ti va, torna dopo averlo visto!


mercoledì 16 novembre 2011

45 giorni a Vogue #Chapter 13


Attraverso l' elegante atrio del palazzo di Enrico e oltrepasso le porte di vetro che si affacciano sul gabbiotto del portiere. Attiro l' attenzione dell' uomo seduto davanti a me con un colpetto sul vetro. Il signore di mezza età, stempiato e appesantito, che sta dietro le vetrate abbassa svogliatamente il giornale sportivo che sta leggendo e mi osserva. 
"Chi desidera?" chiede. La sua espressione lascia intuire che non gli interessa più di tanto. 
"Devo salire all' attico" gli comunico. Enrico mi ha detto di dire così che il portiere avrebbe capito. 

Prendi un Vampiro che luccica...

E' il grande giorno. Il giorno dei giorni. Il matrimonio dell' anno: altro che William e Kate! L' attesa è finita: fra poche ore, alle 21.30+20 min di pubblicità, i miei occhi staranno guardando il vestito di Carolina Herrera indossato da Bella. Io sarò gemente e piangente in una valle di commozione e mi unirò ai cori delle quattordicenni impazzite che urleranno a gran voce "Edward sposa me, sposaaaa meeee!" sotto gli occhi interdetti del mio fidanzato. 
Ho atteso questo momento per anni. 
Io sono una fan di Twlight dell' ultimo minuto: non ho dato fiducia ai vampiri subito e -anzi- ho riso di mia sorella quando mi ha mandato in missione alla Mondadori alle otto del mattino per accaparrarmi una copia dell' ultimo libro. Poi, come nelle migliori favole, è successo tutto in una sera. La sera prima dell' uscita al cinema di New Moon, il secondo capitolo della saga, mia sorella Renata mi ha detto "Robi domani esce un film che voglio vedere al cinema, mi ci porti? E' il secondo di una serie quindi stasera guardati il primo, ok?". Dato che sono una donna di buon cuore (leggasi non c' era null' altro in tv) ho cercato lo streaming di Twilight e mi sono lasciata risucchiare dal vortice. Dopo aver visto New Moon al cinema ho letto Eclipse e Breaking Dawn in una settimana: dovevo sapere come andava a finire. Dopo ho ricominciato e ho letto Twilight e New Moon. Da quella sera io aspetto, con ansia pacifica, questo giorno. E, finalmente, ci siamo! Se guardiamo con obbiettività la situazione io sarei da rinchiudere. I film, a volte, risultano stucchevoli e zuccherosi e libri non sono poi tutto questo fenomeno letterario. Però diamo a Cesare ciò che è di Cesare: voi l' avevate mai visto un vampiro luccicante? No... Appunto!
Una volta cominciati, non puoi non arrivare alla fine. L' adolescente sognante che ancora alberga in me prende il sopravvento sulla Robi adulta (adulta? ahahahaah) e razionale (razionale? Ma che è?) al solo nominare Edward. Quindi, preparate i fazzolettini. L' attesa è finalmente finita! Breaking Dawn è arrivato e io non sto più nella pelle.

Luccicosamente vostra, R.

martedì 15 novembre 2011

Credici quando ti dicono che il mondo gira al contrario.

Viviamo nella comune convinzione che siano gli uomini che non vogliono andare con le proprie fidanzate in giro per negozi. Crediamo ancora che loro soffrano al pensiero di varcare le porte del centro commerciale come se si trattasse di un girone dell' inferno. Ci croggioliamo del fatto che la sola idea di aspettarci fuori da un negozio provochi loro dei pruriti che, in confronto, la varicella che mia sorella Renata ha preso mentre eravamo in settimana bianca sedici anni fa è stata una pischerata! 
Ma, dato che io non sono una che si omologa alla massa, voglio raccontarvi la mia storia. La mia storia al contrario. Eh si, perché, tra me e il mio fidanzato sono IO che sudo freddo quando lui mi chiede di fare un giro, di accompagnarlo a scegliere un maglione.

lunedì 14 novembre 2011

Caro Babbo Natale, tu risenti della CRISI?

Io lo so che c'è la crisi. Che c'è il Signor Monti al governo -io non lo conosco ma mi fa pensare alla canzoncina che faceva "laaaa, suiii monti con Annette... Doveeee il cielo è sempreee bluuuuu"- che è uno che di economia dice di intendersene e che dobbiamo risparmiare ma ci sono le decorazioni natalizie nei centri commerciali. Da H&M è un tripudio di paillettes e lustrini dorati e rossi. Il vischio è già appeso e Madre ieri è tornata a casa con due grosse, enormi, palle di Natale ricoperte di pigne e muschio. E Natale è sinonimo di Babbo Natale. Babbo Natale è sinonimo di letterina. Letterina è sinonimo di REGALI. A me piacciono i regali, uhhhh se mi piacciono!
Io la mia lista di desideri l' ho stilata. Ho cercato di essere il più realista possibile. Non ho chiesto di vincere il superenalotto anche perché penso che sia meglio che lo vinca Babbo Natale -e il mio fidanzato- che mi deve accontentare. Non ho chiesto una villa a Beverly Hills anche se mi piacerebbe. Non ho domandato a Babbo Natale di farmi recapitare a casa tutte le scarpe che il signor Louboutin ha disegnato nei suoi vent' anni di onorata carriera. Insomma non ho chiesto di diventare Seiiiirriiinnaaa Van Der Woooodsen di colpo.
Io voglio cose semplici, facilmente reperibili. Hanno un solo, insignificante, difetto: costano un botto!

sabato 12 novembre 2011

Caro Cosmopolitan...


Tra me e Vanity Fair è finita. Non è stata una decisione facile, leggera o immediata ma non credere nemmeno che sia stata sofferta. Dopo un' attenta riflessione e con tranquillità ho deciso di porre fine a questa lunga relazione che andava avanti da più di sei anni; da quella, prima, Bellucci. Vanity Fair non è più lo stesso e il suo cambiamento non è di certo di quelli che si definiscono "in meglio". Da quando, poi, hanno aperto il sito internet mesi fa le cose non hanno fatto altro che peggiorare. Vanityfair.it sembra il trailer di un film che ti dice troppo. Che gusto c'è ad andare al cinema se nel trailer ti hanno già raccontato tutta la storia? E certe volte anche il finale del film?
Vanity Fair Italia per me è stata una scoperta; una di quelle belle, oserei meravigliosa. Era il giornale giusto: a metà tra la fredda austerità inarrivabile di Vogue e l' idiozia dei giornaletti di gossip da spiaggia. Si poteva chiedere di più? No... Infatti...

venerdì 11 novembre 2011

45 giorni a Vogue #Chapter 12



"Devo passare in redazione un secondo soltanto. Prendo delle carte che Ferdinanda deve firmare entro oggi e ci vediamo a casa tua!" dico ad Enrico uscendo dal taxi. Lui abita a pochi passi dalla redazione e, dopo la nottata appena trascorsa, ci concederemo un po' di relax nel suo appartamento. Sono elettrizzata all' idea di vedere casa sua. Da quando è cominciata la nostra relazione clandestina il mio appartamento -e di Arianna, ormai siamo un terzetto affiatato nonostante qualche piccola incomprensione- è stato l' unico posto in cui ci siamo rifuggiati. 

giovedì 10 novembre 2011

Un mese senza shopping.

Non credevo di riuscirci davvero. Non ero certa che ci sarei arrivata incolume a questo giorno. Eppure...
C' eravamo lasciati così, un mese fa, con una promessa. Sono trascorsi trenta lunghissimi giorni da quando mi sono auto inflitta la punizione del non-shopping e ne sono uscita. Potrei aggiungere indenne ma qualche graffio qui e li... 
Alcuni di quei vestiti che avevano ancora l' etichetta attaccata non hanno visto la luce del sole e giacciono rilassati nell' armadio ma altri hanno vissuto momenti di gloria addosso a me. Non posso dire di ritenermi soddisfatta a pieno. Forse avrei dovuto decidere di non comprare assolutamente nulla dato che ci sono stati degli intermezzi comici in cui ho speso centotrentacinque euri per una tracolla (devo ammettere che non me ne sono pentita. Davvero).
Però è stato un mese strano. Mi sono resa conto che lo shopping è davvero un momento terapeutico per la donna (magari anche per gli uomini, dovrei indagare). L' ebbrezza di un vestito nuovo, la frenesia di correre in camerino e cercare, riflessa nello specchio, l' immagine che c' eravamo fatte di noi stesse con quel capo addosso. Il momento in cui esci il portafogli dalla borsa promettendo a te stessa che questa è l' ultima volta, almeno per quel giorno. E poi lo shopping è di compagnia in quei pomeriggi in cui non vuoi vedere nessuno ma, allo stesso tempo, hai voglia di infilarti le scarpe e andare al centro commerciale e contornarti di sconosciuti. Tra uno scaffale di Zara e un manichino di H&M. Tra il 'posso aiutarti?' di una commessa e l' odore buono dei vestiti nuovi.
Cosa volevo dimostrare a me stessa con questa scelta del Non-Shopping? Non lo so, ve lo dico onestamente. Andiamo per ipotesi.
Ho realizzato di poter fare a meno di non comprare vestiti per un arco di tempo definito? Si. 
Mi sono resa conto che lo shopping è inutile? No, anzi... In certi momenti è proprio necessario ma si superano.
Ho risparmiato? Non più di tanto perché quando non puoi comprare vestiti inevitabilmente sfoghi su altro e le ciprie di Chanel costano davvero un botto (maledettissimo Karl). 
Vi consiglio questa esperienza? Si, assolutamente. E' un modo per mettervi alla prova e, se ce la fate a non cedere ad altre tentazioni, per risparmiare. Ma dovete prenderla seriamente. 
Però sono stata di parola e, per una persona come me che di secondo nome fa Inconstanza, raggiungere l' obbiettivo prefissato è un gran traguardo. Non mi sono distratta e, dopo un mese, sono ancora qui!
Fatemi un sacco di complimenti che me li merito!

Non-Shoppingamente vostra, R.



martedì 8 novembre 2011

45 giorni a Vogue #Chapter 11




Avete presente quelle scarpe di Miu Miu dorate tutte ricoperte di minuscoli brillantini? Quanto sono belle? Ah se lo sono. "Io ti giuro che ti ammazzo" dico incollerita a Davide mentre mi fisso le suddette scarpe. Se l' avessi guardato in faccia avrei solo blaterato parole incomprensibili. Mi giro e me ne vado seguendo la scia di Enrico. Lo raggiungo sulla terrazza oltre il salone dove il ballo in maschera è in pieno svolgimento. 

lunedì 7 novembre 2011

Robi all' uni col pigiama non ci puoi andare.

Madre chiede "Dove vai vestita così?" fulminando con sguardo carico di sdegno ai limiti del vomitevole la mia felpa H&M che mi arriva alle ginocchia, grigio chiaro con dei pallidi disegni cangianti dal giallo fluo al rosa shocking di sei taglie più grande (non vi mostro una foto perché ho una dignità anche se è noto a tutti che amo profondamente il vampiro di Twilight). Il tutto è completato da quelli che sembrerebbero pantaloni grigio scuro in un tessuto a metà tra il pail e  quella roba verde che fa i pallini e che si mette a Natale durante le giocate a carte.
Avete capito, no?
Un paio di Nike Shox grigio catarifrangente con annesse molle fucsia e una sciarpa gigante che sembra lo scialle di una qualsivoglia nonna a caso arancione come ciliegina sulla torta. 
"All' università" mormoro.
"All' università adesso si ci va in pigiama?" chiede lei stranita.
Pigiama? Ma quale pigiama? Questa è la mia fantastica e comoda tenuta sportiva da primo giorno di ciclo! Ho il pancino al calduccio senza bottoni che lasciano traccie indelebili sui miei addominali (ah ah ah ah ah ah addominale? Ma che sono?) La felpona, che sembra uscita da Dirty Dancing-Il ritorno dopo la cura del McChicken, copre i punti strategici con sapiente maestria e -anche se mi fa sembrare un sacco di patate con le gambe- è dannatamente comoda per stare seduta senza rantolare per il mal di schiena e il pal di pancia tipici dei primi giorni (se siete fortunate anche degli ultimi... Che Dio vi abbia in gloria!).
Ho spiegato le ragioni adducendo spiegazioni che ritenevo valevoli quali la comodità, il dolore, il fatto che se mi macchio non si vede, le tasche grandi dove nascondere gli assorbenti e i fazzoletti e tante altre belle cose che, però, non hanno convinto la mia genitrice.
"Sembri in pigiama!" ha sentenziato e se n'è andata.
Mi sono guardata allo specchio e, di sicuro, non sembravo una modella di Victoria's Secrets. Ho aggiunto la collana con il cuore di Tiffany, mi sono sorrisa allo specchio come una scema soddisfatta del mio abbellimento della situazione e sono uscita. L' importante è andare.
Buona settimana a tutti...

Pigiamamente vostra, R.

domenica 6 novembre 2011

Il braccialetto di H&M.

IO: Salve, ho visto sull' applicazione dell' I-phone un simpatico braccialetto, che presumo sia elastico, fatto di palle bianche. Ci sono due teste di un animale non ben definito, gatti o tigri, che si baciano. Lo desidero. 

Commessa: (Faccia perplessa) Al momento non c'è... 

IO: Ma c' era scritto "Ora nei negozi" (faccia triste).

Commessa ad un' altra commessa: Scusa tu sai di un braccialetto bianco con le teste di due tigri che si baciano?

IO: Non sono certa che siano proprio tigri. Sono sicuramente della famiglia dei felini ma insomma...


Commesse: Domani arriva un camion di merce magari prova a ripassare. 

IO: OK (Faccia sconsolatissima). 

sabato 5 novembre 2011

Dieci capitoli e non sentirli.

Quando ho iniziato a scrivere questa storia ho lasciato che le idee passassero attraverso le mie mani e si poggiassero sui tasti del pc. Non ci ho messo la testa, solo il cuore. Niente ragione, solo fantasia. Perché il primo incontro di Filippa ed Enrico l' ho immaginato un sacco di volte. Ho immaginato un ragazzone alto due metri che bussava alla mia casa di Milano, che però non è un attico ma ha la catenella dorata appesa alla porta che tintinna ogni volta che si muove. Mi piaceva l' immagine contrastante della ragazza che lavora a Vogue con il pigiamone di pail e il naso rosso come quello di Rudolf la renna di Babbo Natale. Nella mia testa riesco a vedere con gli occhi di Filippa e con le mie parole ho voluto che anche voi, a chi è capitato di leggere qualche riga e a chi si è affezionato a loro, potesse far parte di questo piccolo mondo. Mi piacciono le persone che si amano, quelli che lo fanno davvero credendo nel futuro. E Filippa questo futuro lo immaginava solo fatto di lavoro: un porto sicuro dove ormeggiare tutti i giorni. Poi ha dovuto affrontare la tempesta dell' amore e non se l' aspettava. Non l' aveva messo in conto, segnato sull' agenda. Ma l' amore ha un sapore meraviglioso ed è travolgente: come si fa a resistere? Cristo, non si può! E poi, perché diamine dovremmo resistergli? La vita è troppo corta per farsi degli scrupoli. Meglio un ricordo che un rimpianto. Sempre.

venerdì 4 novembre 2011

45 giorni a Vogue #Chapter 10




"Gentile Signorina Torre, 
siamo lieti di informarla che il suo profilo è stato selezionato per il colloquio per il posto di lavoro come junior editor con contratto annuale presso la pubblicazione Vogue America. La aspettiamo il cinque dicembre alle ore 10.15 presso gli uffici di redazione, Time Sq. 42 st. New York City, New York.
Tim Hockword,
Cordiali saluti."

Un McCHICKEN e un Assorbente, prego.

Le Signorine Vestite di Rosso, con me, sono state molto chiare. "Arriveremo con dolore e  ti faremo ingrassare ogni mese" dissero. Io non ho capito subito a cosa si riferissero ma non mi sono posta il problema più di tanto. Per dinci sono le mie stesse cellule, il mio stesso utero che si sfalda una volta al mese. Vedi tu se il sangue del mio sangue, è il caso di dirlo, mi minaccia. E invece, stronze, mi stavano  minacciando davvero. E' sempre così. Sono le persone più care a pugnalarti alle spalle per prime!
Una settimana prima del loro arrivo mandano una lettera di annunciazione sotto forma di VOGLIA IRREFRENABILE DI McCHICKEN e -non contente- continuano a mandarne fino a che non si palesano. Maledette. Ecco come capisco che mi sta per venire il ciclo. Non ho bisogno di segnarlo sull' agenda nè sul calendario. Non c'è bisogno che faccio conti con le dita ne che mi affidi a quella stupida applicazione dell' I-phone che se fosse per lei sarei già madre di famiglia. Quando inizio a chiedere un McChicken il mio fidanzato sa bene che deve smetterla di rompere. Sa che stiamo per entrare nella zona calda del periodo pre-mestruale in cui potrei staccargli un braccio a morsi solo perché ha cambiato canale alla tv. Le mie sorelle smettono di chiedere vestiti in prestito (o incrementano la dose delle richieste solo per farsi urlare contro, dipende...) e inizio a odiare tutti tranne la signorina del McDonald's che -compresiva- mi porge il sacchetto con il mio panino del benessere. Dopo il primo morso già tutto mi sembra più bello. Il pollo croccante scrocchia e la pancia mi fa meno male. La maionese ipercalorica mi accarezza il palato e il mio fidanzato inizia a sembrarmi più simpatico. Le foglioline di quella che un tempo fu lattuga accompagnano il godimento facendomi sembrare il mondo meno nero (o rosso, per restare in tema).
Stamattina avevo voglia di McChicken ma non c'è verso di poterne avere uno oggi: il McDonald's più vicino è comunque troppo lontano. Che amarezza... Intanto metto un assorbente in borsa che non si sa mai... 
Buon Finesettimana!

McChickenamente vostra, R.

giovedì 3 novembre 2011

Sicuro? SiCULO, siCULO!


Ero sulla strada verso la mia università quando vedo un paio di balluzze svolazzanti appese ad un balcone. E no, non sto parlando delle chiappe di un Makako ma di quelle deliziose lanterne penzole che ti avvertono che li c'è un covo di cinesi pronti a soddisfare ogni tuo desiderio. Si sa che i cinesi sono operosi, davvero operosi, in quel senso. Aspettate, non in quel senso quel senso. Nel senso che fanno un sacco di cose che non credevi ti servissero ed invece sono indispensabili alla tua vita in questo mondo. Miiiinnnchiaaa come siete maliziosetti. 

mercoledì 2 novembre 2011

Te lo do io l' AUTFIT OV DE DEI!


Quando pensi di aver visto tutto. Quando credi che la maglietta con la faccia della Ferragni a CINQUANTA EURI sia davvero l' ultima spiaggia, il fondo che più fondo non si può e da dove si può solo risalire ecco che ti imbatti nei VIDEO OUTFIT.

martedì 1 novembre 2011

45 giorni a Vogue #Chapter 9

Enjoy it sulle note di TO BE LOVED - TRAIN 



Io ed Enrico siamo accocolati sul divano del soggiorno, nel mio appartamento, e guardiamo un po' di tv spazzatura. C'è un reality su delle spose che vincono interventi di chirurgia plastica di dubbia moralità. Sento la porta di ingresso aprirsi, subito dopo il tonfo della chiusura. La catenella appesa tintinna. 
"Filippa sono io" grida Arianna dall' ingresso. "Ho portato gli spaghetti tahilandesi di quel ristorante vicino l' ospedale".
"Ariiii, sono in soggiorno" le urlo di rimando.
Arianna poggia la borsa a terra e si sfila le Converse. Appende il giubbotto all' attaccapanni. Mette la sua borsa da medico nella cassapanca all' ingresso. Fa sempre le stesse cose, appena rientra a casa, da quando viviamo insieme. 
"Ah, Enrico. Sei qui anche stasera!" dice evidentemente infastidita appena fa il suo ingresso in soggiorno "purtroppo gli spaghetti non bastano per tutti". Butta il sacchetto sul tavolo e si dirige verso il corridoio sbattendo i piedi scalzi sul pavimento di legno scuro.