mercoledì 30 maggio 2012

45 giorni a Vogue #TreAnniDopo



'Quando tua madre aprirà la posta, questa mattina, radunerà le forze armate. Ci stanerà e io e te saremo morti' annuncio. Enrico è ancora a metà tra le veglia e il sonno.
Da un paio di settimane dormire, per me, è diventata un' impresa epica.
'A me fa più paura la tua. In fondo è lei la madre della sposa'. La sua voce è impastata dal sonno ma si avverte l' allegria. 'Vedrai che andrà tutto bene' si volta verso di me e mi accarezza gentilmente il ventre. 
'Hai sentito Davide? A che ora dovrebbe arrivare?' chiedo. Sono ancora un po' nervosa all' idea di dover dare certe notizie alle nostre famiglie riunite. 
'Ha detto che arriverà in tempo. Andranno Claudia e suo marito a prenderlo all' aeroporto e ci raggiungeranno immediatamente'
'E tuo padre? I ragazzi?' chiedo.
'Atterreranno a Milano fra qualche ora, ci incontreremo con loro direttamente al ristorante' 
'Ti amo' gli dico rilassando i muscoli della schiena contro la testata morbida del letto. Sono passati quasi quattro anni dalla prima volta che sono venuta in questo appartamento che adesso è anche casa mia. Casa nostra. 
Da quando mi sono trasferita qui le cose sono un po' cambiate. Ad esempio lo studio fotografico di Enrico, al secondo piano, è diventato un armadio. Ci siamo giocati quello spazio a poker, una sera di due anni fa, imbevendo tutto con vodka alla fragola. Alla fine della partita eravamo talmente ubriachi che non sono certa di aver vinto davvero io la mano decisiva. Ma questa è una cosa che non coffesserò mai ad Enrico, ho troppe scarpe per farmi prendere dal rimorso di coscienza!

'Il vestito che avevo comprato due settimane fa, quando ho fatto stampare le partecipazioni, non mi entra. Dannazione" urlo dalla cabina armadio ad Enrico. Il mio uomo è seduto sul letto, chino per allacciarsi le scarpe. Mi piazzo davanti a lui e gli mostro i due centimetri di pelle nuda sul mio fianco che la stoffa non riesce a coprire. La cerniera è ancorata ad un rotolino di carne che, giuro, fino a due settimane fa non c' era! La mia taglia quaranta si è andata a fare benedire. 
'Tesoro, è normale' mi dice lui comprensivo. 
'No che non lo è. Sono già più grassa di una taglia! Perché devo essere io a portare il fardello? Facciamo a metà!' mi lamento. 
'Filippa non frignare, metti un altro vestito o faremo tardi'. Cerca di sembrare severo ma scoppia immediatamente a ridere e mi stampa un bacio in fronte. 
'Non ho niente da mettermi. Dobbiamo rimandare' annuncio. Mi sfilo il vestito di pailletes blu elettrico che avevo comprato e lo lascio a terra, sono infastidita.
Qualunque scusa è buona per non affrontare il plotone d' esecuzione formato dalle nostre famiglie al gran completo, comunque. Anche uno stupido vestito. Grazie al cielo, al mio fianco, ci sarà Arianna. E' tornata ieri sera dall' Africa e non vedo l' ora di riabbracciarla. Sono quasi otto mesi che non la vedo. 
'Non essere sciocca. Tra l' altro credo che non serviranno molte parole' dice Enrico fissando il mio profilo.  Mi passa oltre ed entra nella cabina armadio. Torna in un batter d' occhio con un enorme sacchetto nero di Armani. 'Sapevo che avresti cercato qualsiasi scusa' dice porgendomi la busta. Mi sorride malizioso. Dannato sorriso! E' per quello che ci troviamo in questa situazione incresciosa. Beh, si, per quello e per gli addominali scolpiti, gli occhi vedi, le mani grandi, i capelli castani... Dio santo, non posso resistere altri sei mesi così. Maledetti ormoni. Distolgo lo sguardo dal mio bellissimo fidanzato e rivolgo la mia attenzione sul pacchetto che mi dondola sotto il naso.
Lo poggio sul letto e sfilo via la carta velina bramosa. Esco un porta abiti nero e abbasso la lunga cerniera. Un delizioso abitino largo in raso e cremisi di un arancione acceso con le spalline sottili ,appare sotto i miei occhi. Un fiocco enorme è cucito sul seno e la forma a campana fa si che non segni sulla vita e sui fianchi. Piccole pietre color ametista sono applicate sulle spalline e sul bordo della gonna. 
'Ti piace?' chiede mentre mi abbraccia da dietro. Le sue mani indugiano sulla mia pancia.
'E' meraviglioso' gli dico. Non riesco a fermare le lacrime, maledetti ormoni. Ve l' ho già detto che ho qualche problema a frenare le emozioni? Di qualunque genere. 
Indosso  il vestito e mi fisso allo specchio: è ammirevole. La linea morbida nasconde abilmente alcuni punti critici e il grosso fiocco strizza il mio seno generoso. Una volta che tutto questo sarà finito mi mancheranno le mie grosse tette. Anche se, forse, mancheranno più ad Enrico. 
'Che stai pensando?' chiede lui riportandomi alla realtà.
'Alle mie tette' rispondo sincera fissando il mio riflesso sullo specchio. Sembro sempre la stessa Filippa di tre mesi fa se non si fa attenzione. 
Enrico scoppia a ridere e finisce di prepararsi. 
'Grazie' gli grido dalla camera da letto. 
'Dovere' urla di rimando. 
Abbino un paio di alte decolleté spuntate dello stesso viola delle pietre e prendo una piccola pochette dello stesso colore. 
Io ed Enrico arrivamo al ristorante contemporaneamente a Claudia, suo marito e Davide. 
'Filippa, cara, sei un incanto!' mi dice Davide baciandomi le guancie. Saluta il fratello con un abbraccio. Mia sorella Claudia è raggiante: il matrimonio le ha fatto davvero bene. 
'Mamma e papà sono già dentro, aspettano solo noi' mi informa mia sorella. 
'Andrà tutto bene?' le chiedo. 
'Andrà tutto bene' mi rassicura lei. E' radiosa; fasciata in uno strettissimo tubino di raso verde menta. Ondeggia sui suoi tacchi vertigginosi sicura come quando affronta una causa in tribunale. Suo marito, il più giovane avvocato ad essere diventato magistrato in Italia, le cinge dolcemente la vita e le sfiora il collo con le labbra: sono l' incarnazione della passione. 
'Sei pronta a dire ad Anita di... beh, sai di chi?' mi chiede Davide. 
'Non metterle ansia, sono giorni che non parla d' altro. Sappi questa cena mi è costata quasi duemila euro' lo riprende Enrico. 
Il fratello gli lancia un' occhiata interrogativa. 
'Il vestito' spiega Enrico. 
'Ahhh, capisco. Beh, sei un incanto e la mia nipotina sarà meravigliosa. Se prende allo zio, ovviamente' scherza il mio futuro cognato. 
'Ovviamente' gli diciamo in coro io ed Enrico. Lasciamo l' aria calda di giugno fuori e ci lasciamo coccolare dalle folate d' aria condizionata gelida all' interno del ristorante che abbiamo riservato interamente per noi. 

Anita è l' ultima ad arrivare. Con aria austera e composta, come sempre, saluta tutti. Accenna perfino un mezzo sorriso in direzione di Ina che, per ogni evenienza, abbiamo posizionato dall' altra parte del tavolo rispetto a lei. 
Arianna, accanto a me, ha la pelle dorata e i capelli leggermente schiariti dal sole. Le sue lentiggini sono quasi scomparse, mimetizzatesi sulla pelle scura. Si è trasferita in Africa subito dopo il matrimonio e non è più tornata. Quello che lei e suo marito stanno facendo in quel posto è eccezionale. Sono stata tre volte a trovarla, due delle quali con Enrico, e la passione e la cura che stanno dedicando a questo progetto è ammirevole. Ognuno di noi dovrebbe prendere esempio da loro. In soli tre anni hanno dato vita ad un centro per la prima infanzia d' avanguardia. Luca gestisce il reparto di ginecologia e Arianna si occupa dei bambini una volta venuti al mondo. Hanno messo insieme un gruppo di medici, tra i migliori al mondo, che lavorano ininterrottamente per garantire i servizi necessari alla sopravvivenza di questi piccini. 
Mi accarezzo il ventre e penso a quanta fortuna sia capitata a questo piccolo, o piccola che ne dica Davide.  Devo ancora chiedergli perché sia così convinto che sia una bambina. Di cosa sto parlando? Ah, già, che sbadata. La solita Filippa, direte voi. Sono incinta. Di tre mesi. Ammetto che scoprirlo è stato abbastanza scioccante ma la gioia che questa notizia ha portato è stata immensa. Certo, alle sfilate di settembre sarò incinta di sei mesi e tutti quegli stupendi abiti che mi hanno mandato in redazione li potrò fare indossare alle Barbie. E le scarpe, oh le scarpe. Le mie caviglie diventeranno gonfie e dovrò dire addio alle mie meravigliose scarpe dai tacchi chilometrici per mesi. Fisso per un istante le mie Louboutin di raso viola sotto il tavolo e per poco non mi metto a piangere. Per un paio di scarpe. Caro Bambino dobbiamo trovare un compromesso con le lacrime, però!
Quando ho mostrato il test di gravidanza positivo ad Enrico per poco non ci è rimasto secco! Ha iniziato a balbettare frasi senza senso. 
'Ma come abbiamo fatto?' ha chiesto. 
'Te lo devo proprio spiegare?' gli ho chiesto io, di rimando. 
Sorrido a quel ricordo. 
Davanti a me, i miei genitori. Chiacchierano rilassati con il resto dei commensali. Continuano a lavorare come i matti e adesso che hanno assoldato nella loro scuderia mia sorella Claudia non mi fanno pesare più il fatto che io abbia tradito la tradizione di famiglia. Ok, mia madre continua a ripetermi che sono ancora in tempo e mio padre mi regala, ogni anno, il manuale di diritto penale aggiornato ma almeno hanno smesso di mandarmi i moduli per l' iscrizione alla facoltà di giurisprudenza. 
'Non sapete che fatto bizzarro mi è successo questa mattina' comincia Anita, d' un tratto. Attira l' attenzione di tutti. E' abituata a vedere la gente pendere dalle sue labbra. Gli occhi di tutti sono su di lei. Le sue mani si muovono leggiadre sfidando l' aria ad essere più leggera di lei. 
'Il postino, come ogni mattina, mi ha recapitato la corrispondenza. C' era della pubblicità, l' invito ad una mostra a Londra; un venisage a Baten Baten; la proposta per una collaborazione con il comune di Milano; gli inviti per le sfilate di settembre. La solita solfa, insomma. Mentre scorrevo distratta la lista di mittenti, mi ritrovo tra le mani questa busta. Finissima filigrana di cartoncino color champagne. Il mittente era stranamente familiare: mio figlio e la sua ragazza. La calligrafia impeccabile, in un magnifico tortora, mi annuncia, nientemeno, che il matrimonio di mio figlio Enrico avverrà fra due settimane in una chiesetta semisconosciuta dell' interland milanese. Potete immaginare la mia sorpresa alla vista di quel cartoncino' 
Enrico tossisce per coprire il principio di una risata. 
Davide abbassa gli occhi. Sono convinta che si sta godendo ogni singolo istante della scena di sua madre. 
'Trovi divertente la mia storia, Enrico?' chiede Anita con fare severo. 
'No, mamma. Ti prego continua' le risponde lui. Semiserio. 
'Oh, noi abbiamo ricevuto lo stesso cartoncino' commenta sarcastica mia madre. 'Nel nostro, però, c' era allegato un biglietto con scritto, e cito testualmente, ''Mamma ti prego di non chiamarmi, capirai tutto stasera''. Filippa, volete spiegarci?' chiede mia mamma. 
Enrico mi stringe la mano. 
'Quanti siamo a questo tavolo?' chiede ai nostri commensali. 
Anita fa un veloce conto con gli occhi. Mia mamma fa lo stesso. 
'Siamo in quindici' rispondono all' unisono le nostre madri. 
'Ed è qui che vi sbagliate' commenta Enrico. 'Se contate meglio vi accorgerete che, seduti a questo tavolo, siamo in sedici' 
'Ma che fandonie vai dicendo?' chiede Anita al figlio. Inizia ad innervosirsi. 
'Mamma, segui il mio calcolo. Ci sei tu, papà e Ina con i ragazzi. I genitori di Filippa, Claudia e il marito. Arianna e Luca; Davide; io e Filippa e nostro figlio' 
'O figlia' lo corregge Davide. 
'Certamente. O figlia, ancora non lo sappiamo' Enrico asseconda il fratello. 
'Che state dicendo?' chiede mia madre. Ha gli occhi fuori dalle orbite. 
'Mamma, che diavolo vuoi che stiano dicendo? Filippa è incinta!'
La delicatezza di mia sorella Claudia è encomiabile. 
'Incinta? E di chi? Come è successo?' chiede lei fuori di senno. 
'Riguardo al chi, spero di mio figlio' si intromette Anita. 
'E per il come penso tu possa immaginarlo, cara' interviene mio papà. Gli sorrido grata. 
Si alza un polverone di chiacchiere e domande. 
'Da quanto lo sapete?' 
'Perché non ce l' avete detto prima?'
'Chi disegnerà il tuo vestito con sole due settimane di preavviso?'
'Adesso si spiega il motivo per cui mangi carboidrati' 
'Se è femmina la chiamerete come me?'
'E se fosse maschio? Forse dovresti mettere il nome del nonno' 
Mi estraneo un attimo dalla confusione delle nostre famiglie. 
'Ricordi cosa mi hai chiesto quando ti ho detto che mi sposavo, quattro anni fa?' mi chiede Arianna sorridendo. 
'Ti ho chiesto se fossi incinta' la assecondo. 
'Dovevo aspettarmelo che saresti stata tu la prima a diventare mamma' Arianna mi poggia una mano sulla pancia. Accarezza quel piccolo bozzo che sta spuntando sul mio ventre. 
L' abbraccio.
'Pensi che possa farcela? Non so nemmeno fare un uovo fritto! E tu sei così lontana. Con una madre come me, dovresti trasferirti al piano di sotto. Non puoi lasciare questo piccolino senza il suo pediatra di fiducia' piagnucolo. Mi manca così tanto non averla nella mia vita. 

Arianna strizza gli occhi in una raggiera di piccole rughette. Il suo sorriso è rimasto lo stesso di quando aveva  diciotto anni. I suoi capelli rossi, adesso tendenti al biondo, e i suoi occhi grandi e celesti sono sempre stati una conferma nella mia vita. 
'Saper fare un uovo fritto non ti servirà ancora per alcuni anni e comunque io sarò più vicina di quanto pensi'
'Che vuoi dire?' le chiedo. Ho quasi paura a chiederle se è davvero come penso e le lacrime sono già spuntate sul mio viso. Eh cavolo però, alla fine della gravidanza avrò consumato tutte le lacrime di una vita!
'Io e Luca torniamo a Milano' annuncia 'e se proprio mi vuoi al piano di sotto dirò a mia madre di comprare l' intero palazzo in cui vivete!' 
Si, Lady Arleene sarebbe capace di mandare via, uno per uno, gli inquilini del palazzo pur di far tornare Arianna in Italia. 
'Non potevi farci regalo più grande' le dico tra i singhiozzi. 
Abbraccio Arianna. Uno di quegli abbracci che ti ricordano che certe persone entrano nella tua vita per cambiarla in meglio e per rimanerci per sempre. 
'E' andata bene' dico ad Enrico. Siamo finalmente soli nella pace della nostra camera da letto. 
'Perché non avrebbe dovuto?'
'Chi può mai dirlo. Questo bambino non ha dei nonni tanto normali'
'E degli zii ne vogliamo parlare?' scherza Enrico.
Rido con lui.
'Mia madre vuole vederci domani a pranzo, da soli' continua Enrico.
'Sai di che si tratta?'
'No' 

'Quando Davide si è trasferito negli Stati Uniti aveva solo quindici anni. Vederlo salire su quell' aereo ha fatto si che mi si fermasse il cuore. Mio figlio, sangue del mio sangue, preferiva chiamare mamma una sconosciuta; preferiva scappare oltre oceano piuttosto che vivere un secondo in più con me. In quell' istante tutto mi fu chiaro: avevo fallito nell' impresa più importante di tutte, quella di madre. E fu proprio in quell' istante, vent' anni fa, che decisi che quando la vita mi avrebbe regalato il primo nipote sarei stata per lui tutto quello che non ero stata per i miei figli. Quel momento è arrivato. Il momento del mio addio alle scene è qui'
Milano è colpita dai raggi di un caldo sole estivo. E' giugno, le scuole sono chiuse e chi può è già partito per il lago o per il mare. I ristorantini del centro sono pieni di turisti giapponesi che fotografano questo e quello. In mezzo a questa folla ci siamo noi. Anita è elegantissima, come sempre. Il suo abito di Valentino le cade perfettamente sulle spalle sottili. I capelli biodi, illuminati dal sole, luccicano. Il suo sorrido è sincero. E' così emozionata all' idea di avere una seconda possibilità con il destino. Sembra quasi... umana.
'Anita tu sei Vogue. Nessuno potrà mai sostituirti' le dico sinceramente. Nessuno potrebbe immaginare il giornale senza Anita Lozzani che ne decide le sorti.
'Ed è qui che ti sbagli. Io ce l' ho proprio davanti il mio degno successore' dice lei con fare tranquillo.
Sussulto. Vuole che io... Sta dicendo che...
Oh... Oh, le lacrime...
Enrico, che fino a quell' istante non aveva detto una parola ruggisce. 'Non farle questo, mamma. Non farci questo' ringhia.
'Sarà Filippa a scegliere. Nella piena libertà. Se vorrà, quando questo bambino nascerà, il mio posto sarà suo'
La fisso per un istante. Enrico poggia una mano sulla mia pancia e capisco che cosa lo spaventi.
Corsi e ricorsi della storia, lo diceva sempre nonna Eleonora. E chissà che non avesse ragione. Era una donna saggia mia nonna, lei avrebbe saputo cosa fare.
Una folata di vento improvvisa mi sposa i capelli. Anita, infastidita dalla polvere che si alza inforca gli occhiali da sole e fissa un punto indefinito oltre il Duomo.
'Questo è il tuo momento, Filippa. Il tuo momento come direttore di Vogue Italia. Ed è anche il mio. Il mio momento come nonna per far capire ai miei figli che li ho amati più della mia stessa vita senza, però, dimostrarlo abbastanza'
Ho come la sensazione che stavolta la storia sarà diversa. E che Eleonora mi seguirà in questa avventura.
Ah si, adesso sono certa anche io che ci sia una piccola Eleonora dentro di me.
Grazie nonna.



Fine

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12 commenti:

  1. Grazie Robi, sei riuscita a far sognare anche una cinica, pessimista come me!!!
    Peccato che queste cose succedano solo nei romanzi ;)!

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    1. Non è detto... Certe volte, alcune favole, diventano realtà!!
      Robi

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  2. Oooooooooooohhhh.. *_*

    riesco a dire solo OOooooooooooohhhhh.

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  3. Bella Bella.. e bel nome XD

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  4. posso solo dire che mi mancherà tanto Filippa.... :D

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    1. Anche a me. Me ne sono resa conto immediatamente. :)
      Robi

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  5. Awwwwwwwwwww... :_(

    A me mancherà sorridere per tutte le sante volte che leggevo il nome Anita Lozzani...ti giuro!

    Mi dispiace sia finito...ma ho l'impressione che stia bollendo già qualcos'altro in pentola! ;)

    Alessandro - http://www.thefashioncommentator.blogspot.it

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    1. Un' idea, effettivamente c'è ma vediamo un po'... :D
      Robi

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  6. ho iniziato a leggere 45 giorni a vogue un paio di settimane fa e me lo sono letto più o meno tutto di getto....oggi ho stampato gli ultimi 3 capitoli della storia e li ho letti in pausa pranzo su una panchina al sole....caldo fa caldo e io avevo i brividi!!! bravissima Robi e ora vogliamo la seconda robifiction!!!!!!! ;o)))

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