mercoledì 12 settembre 2012

One Way Or Another. Chapter 6



'Io credo che sia troppo' dico. Un moto di insoddisfazione mi sale dalla pancia fino alla punta dei capelli. Giorgio è via da tre giorni e i preparativi del matrimonio stanno mettendo a dura prova la mia resistenza. 
'Tesoro, non ti piace il posto?' mi chiede mia suocera con una punta di indignazione malcelata nella voce. 
'No, non è questo, il posto è stupendo. E' solo che...' 
Vengo bruscamente interrotta. 
'Eh si. E' proprio stupendo e non sai quante pedine ho dovuto muovere sulla scacchiera delle mie conoscenze per farvi avere il giardino d' inverno all' ultimo piano. Avete insistito per sposarvi in ottobre, e non in agosto o settembre come vi avevo caldamente consigliato, e dovete mettere in conto il tempo incerto. Potrebbe addirittura piovere a dirotto!' commenta lei come se fosse la peggiore delle tragedie che si potrebbe abbattere sull' umanità. 
'Già, potrebbe'
'Verrò a patti con Dio in persona, se dovesse essere necessario, purché tutto vada nel verso giusto, signora Liverani' assicura la Wedding Planner assoldata dalla madre di Giorgio per seguire i preparativi. 
Mi sfugge una risatina e le due donne che ho davanti mi guardano sospettose. 
Cosa c'è? Pensavo non fosse seria.
Decido di non dire nulla e le seguo in silenzio lungo i corridoi di una tenuta fuori città. Un enorme castello della fine dell' ottocento, ristrutturato da pochissimo, attorniato da ettari ed ettari di terreni coltivati e prati verdissimi. 
Nonostante la calura di agosto, qui si sta bene. 
Avevo proposto di evitare il matrimonio in chiesa e chiedere al cardinale che dovrebbe sposarci, un lontano cugino del padre di Giorgio, di benedire la nostra unione qui ma mi hanno detto che è fuori discussione. 
Onestamente, non sono mai stata una fan della cerimonia religiosa. La trovo noiosa e poco attinente. Le letture e le prediche sono lunghe e strazianti e, bisogna ammetterlo, nemmeno gli sposi stessi prestano tanta attenzione. 
Ho sempre immaginato il mio matrimonio come una festa. Volevo un prete che benedisse gli anelli e la mia unione come se stesse chiacchierando con degli amici di vecchia data. Volevo un vestito semplice, bianco è ovvio, che non costasse come un' automobile di media cilindrata e di certo non ne volevo un altro per il ricevimento. 
Non avevo bisogno di un solitario da sei carati, anche se devo ammettere che adoro il mio anello di fidanzamento, ne di una Wedding Planner che parla come un' indemoniata. 
'Elena, vieni?' mi riprende mia suocera. Mi sveglio dalle mie fantasticherie sul matrimonio dei miei sogni e la seguo lungo la scalinata che porta ai piani superiori della villa, fino al giardino d' inverno. 
L' imponente scalinata di marmo rosa, che dall' ingresso al pianterreno porta ai saloni al primo piano, si apre su una sala dalle pareti rivestite di spessa carta da parati dai colori tenui del pesca e del verde menta. I tre lampadari che sovrastano il salone principale sono una cascata di cristalli, di varie dimensioni e forme, e riluccicano bagnati dai raggi del sole esistivo che si riversano nella sala attraverso le grandi finestre che arrivano fino ai soffitti. 
Tendaggi pesanti, che riprendono  i colori delle pareti, gettano ombre lunghe sul pavimento di marmo. In fondo, un palchetto coperto di moquette scura, sorregge un enorme tavolo che, immagino, è quello che viene usualmente dedicato agli sposi. 
'Signora Restivi, è un onore per noi averla qui' annuncia la voce squillante di una donna dietro di no. 'Sono Annamaria Lini, la proprietaria della tenuta'
'Signora Lini, grazie per averci ricevuti con così poco preavviso' canticchia mia suocera con quel tono di voce vezzoso che usa quando deve dare sfoggio della sua posizione altisonante. 'Le presento mia nuora, Elena, e la nostra Wedding Planner' 
La signora Lini ci tende la mano cordiale e indugia con lo sguardo per qualche secondo di troppo sull' anello appeso al mio anulare. 
La mamma di Giorgio percepisce lo stupore della donna e se ne compiace visibilmente. 
'Cosa ve ne sembra della sala?' chiede la proprietaria con un teatrale gesto delle braccia come se potesse stringerla a se. 
'Ci piace molto, vero Elena?' mi chiede. Apro bocca per acconsentire ma lei riprende a parlare. 'Sono un po' scettica sullo spazio. Contiamo di avere circa seicento coperti e non vorrei che gli ospiti siano costretti a stare come le sardine dentro le scatole di latta' 
La Wedding Planner fa cenni di assenso frenetici con la testa come se mia suocera avesse appena rivelato il posto in cui è nascosto il Santo Graal. 
'L' ultimo matrimonio che abbiamo fatto in questa sala con una mole di invitati così consistente contava settecentodieci coperti più il tavolo degli sposi e dei testimoni. I camerieri avevano la possibilità di destreggiarsi tra i tavoli agilmente e non c' erano più di dieci coperti ad ogni tavolo. Lo spazio, come vede, c'è' 
'Pensa che potremmo allestire l' aperitivo nel patio al pianterreno? Ci piacerebbe molto sfruttare l' esterno. La vista oltre la collina dev' essere incantevole al chiaro di luna' chiede la Wedding Planner. 
'Beh, questo non dipende certo da noi. Se non sbaglio il matrimonio è fissato per il terzo giovedì di ottobre e fino a che non abbiamo notizie certe sul tempo non possiamo decidere nulla. Ovviamente se la serata lo consente siamo lieti di acconsentire ad ogni vostra richiesta sull' uso degli esterni' 
'Mio figlio è un cardiochirurgo molto stimato. Si è specializzato in una delle migliori università della California ed ha lavorato per un anno a New York, dove ha conosciuto la nostra Elena, prima di rientrare definitivamente in Italia. Non ha molto tempo. Quindi la data purtroppo è quella. Sa che adesso si trova a Nizza per partecipare ad un intervento delicatissimo su un magnate arabo? Io avrei desiderato indossare un delizioso abito da cocktail di Chanel fatto su misura, per questo avevo consigliato la fine di agosto. I primi di settembre al massimo' mia suocera si lancia in un racocnto dettagliato di tutto quello a cui dobbiamo rinunciare a causa dell' infelice scelta di ottobre. 
Le tre donne cominciano a disquisire sugli antipasti e sulle primizie di ottobre. Mia suocera sottolinea il fatto che tutto dev' essere impeccabile e che preferiremmo un menù biologico. 
A quella richiesta mi scappa una risatina pensando a tutte le schifezze che io e Giorgio abbiamo mangiato a New York e del modo disordinato in cui ci nutriamo tutt' ora quando non c'è nessuno che pensa a noi. Giorgio pensa che sia più comodo se teniamo con noi le due persone di servizio che lavorano da lui anche dopo il matrimonio. 
Inizialmente la sua richiesta mi aveva turbato. Ho creduto che non mi ritenesse all' altezza di mandare avanti da sola, come la perfetta mogliettina che ci si aspetta che diventi, la casa da quattro piani, due saloni sei bagni e quattro camere da letto di Giorgio. Poi, facendo i conti con la realtà, ho dovuto ammettere a me stessa che forse non ero proprio adatta. E, comunque, dopo la laurea in farmacia avrò anche io un lavoro a tempo pieno e l' aiuto di qualcuno di cui Giorgio si fida ciecamente si rivelerà indispensabile. 
Mi rigiro nervosamente l' anello di fidanzamento tra le dita e guardo per un attimo in direzione di mia suocera. Le lunghissime e magrissime gambe sono fasciate dal sottilissimo strato di cotone bianco dei suoi pantaloni estivi. Ondeggia fluida e sinuosa, come fosse fatta d' acqua, su un paio di scarpe dal tacco vertigginoso mentre gesticola con le braccia tonificate da estenuanti sedute in palestra con un personal trainer da centocinquanta euro l' ora. 
'Elena tu che ne pensi?' 
Di cosa? Ero talmente persa nei miei pensieri da non aver ascoltato nemmeno una parola che mi potesse ricondurre al filo del discorso. 
'Sono completamente d' accordo' convengo 'mi affido alle scelte della Wedding Planner. In fondo non posso che dare piena fiducia ad una donna che verrebbe a patti con Dio stesso per far si che non piova al mio matrimonio' la punzecchio. Ma la Wedding Planner non sembra percepire il tono ironico delle mie parole ed invece di offendersi si compiace di se stessa. 
'Benissimo' si congratula mia suocera 'allora direi che qui, per oggi, abbiamo finito. Adesso arrivano le dolenti note: gli abiti per la cerimonia, per il ricevimento e per il saluto agli ospiti' 
La proprietaria della villa e la Wedding Planner scuotono la testa inorridite come se ci stessimo preparando ad un attacco alieno. 
Ma, aspettate un secondo, quanti abiti ha detto che mi servono? Tre? Mi serve un abito apposito per salutare gli ospiti? Decido di non indagare ulteriormente sulla faccenda: mancano meno di ventiquattro ore alla prima uscita ufficiale in cerca del mio vestito da sposa e mi sento mancare. 

'Elena, tesoro, rischiamo di fare tardi' urla mia madre dal piano di sotto. Controllo l' ora e noto con disperazione crescente che mancano cinquanta minuti alla fine della mia pace. 
Uno dei più noti atelier della città ha acconsentito a chiudere il negozio per un giorno affiché io possa iniziarmi a fare un' idea su come voglio che sia il mio vestito. Nelle ultime settimane sono arrivati gli abiti più preziosi presentati alle ultime sfilate: abiti da sposa classici, bianchi con lustrini e perline in piena regola; abiti da sera sfarzosi, in colori tenui di questo o quello stilista e -giusto per non farci mancare nulla- una selezione di abiti da cerimonia, adatti ad un matrimonio di pomeriggio con ricevimento a seguire, per vestire le mie testimoni, mia madre e mia suocera. All' incontro saranno anche presenti due delle sarte dell' enturage privato di Valentino. Non mi stupirei se alla fine si presentasse pure lui. E anche il Papa e il Dalai Lama, perché no... 
'Scendo subito' le urlo di rimando. 
Mi infilo un leggero vestito di cotone blu scuro con lo scollo a barca e barcollando, mentre tento di alzarmi la cerniera sul retro da sola, scendo le scale due alla volta. 
'Ti sei ricordata di lavarti la faccia? Ci hanno espressamente chiesto di essere tutte struccate' 
'Si mamma! A prescindere dall' abito da sposa è una pratica comune quella di lavarsi'
'Fatti passare questo pigno sarcastico, signorina. Ho lasciato la farmacia a quel branco di incompetenti per un giorno intero pur di starti accanto in questo giorno così importante' 
Vedo mio fratello ridacchiare sotto i baffi dietro di lei e non posso che lasciarmi contaggiare. 
'Andiamo mamma, buttiamoci in questo mare di pizzi e merletti' 
'E' questo lo spirito giusto' acconsente lei ironica. Mi sorride. 
Parcheggio la 500 nello spiazzo apposito davanti la boutique, tiro il freno a mano ed inspiro ancora un po' dell' aria viziata e fresca che esce dal condizionatore. 
'Tesoro non farti influenzare. Se non c'è nulla che ti piace non preoccuparti; scegli con il cuore e sopratutto con la pancia. Il giorno del tuo matrimonio sarai raggiante qualsiasi cosa indossi e lo ricorderai per sempre. Giorgio è talmente innamorato di te che ti sposerebbe anche se ti presentassi con un sacco di iuta legato in vita da dello spago' mi rassicura mia madre. 
'Ci saranno oltre seicento persone, mi sa che un abito di seta e chiffon sia più indicato' commento sarcastica. 
'Elena, nel momento stesso in cui entrerai in quella chiesa ed incrocerai lo sguardo dell' uomo che ami, ci sarete solo voi due. A me è successo così quando ho visto tuo padre, elegantissimo nel suo smoking, trent' anni fa' la voce le si incrina leggermente. Per un secondo sembra umana, poi si risveglia da quell' attacco di nostalgia e riprende il suo piglio composto. Mia madre scende dall' auto e mi esorta a seguirla. 
I tacchi delle sue scarpe di Brian Atwood in edizione limitata sbattono sull' asfalto fino all' ingresso della boutique. 
Entriamo e ci lasciamo coccolare dall' aria condizionata per un istante. Il locale è completamente vuoto a parte il gruppo venuto in mio aiuto. 
Mia suocera sta ridendo in maniera civettuola alle battute di due signori in giacca e cravatta. Dietro di lei la Wedding Planner sta dando istruzioni alle mie testimoni -la mia amica d' infanzia Gea e Ottavia, una lontana cugina di Giorgio che abita a New York e che ha seguito la nostra storia fin dagli albori- su come si svolgerà la prova e quanti cambi d' abito avranno loro. 
'L' ospite d' onore è arrivato' canticchia Gea. Mi viene incontro e mi abbraccia. 'Ho segnato tutte le vie di fuga da questo negozio, basta un segno e ti porto via di qua, ho la macchina già in moto' mi sussurra all' orecchio. 
Le sorrido grata per la complicità e ricambio il suo abbraccio. 
Ottavia mi saluta e in soli tre minuti mi fa il resoconto degli ultimi quattro anni. 
'Ott siamo venuti a trovarti nemmeno due anni fa!' le ricordo. Il suo tono cantilenante e il suo accento -un misto di inglese per via del padre, italiano grazie alla madre e americano- mi riportano alla mente tutti i ricordi più belli legati alla mia vita a New York. 
'Visto che siamo tutti, direi di dare il via alle danze' ci esorta il proprietario. Lo seguiamo attraverso un lungo corridoio rivestito di moquette color salmone. Le pareti sono tappezzate di file e file di sacche portabiti trasparenti appese a lunghe aste d' acciaio. Mi gira la testa al solo pensiero di quanti vestiti dovrò provare oggi pomeriggio. 
'Elena non si preoccupi di nulla, abbiamo tutto il tempo del mondo. Siamo a sua completa disposizione' mi rassicura uno dei due proprietari in tono cospiratorio. Gli sorrido ma le sue parole non sono non mi tranquillizzano per niente ma mi agitano ancora di più.
Arriviamo in un enorme salone circolare le cui pareti sono fatte di specchi. Sembra una di quelle case con gli specchi deformanti nei Luna Park. Al centro, posti in semicerchio, vi sono dei divanetti in pelle rosa chiaro che contornano una grossa pedana circolare. 
'Elena, diamo un' occhiata tutti insieme agli abiti che sono arrivati appositamente per lei e poi decidiamo una scaletta di prova. Le sarte verranno con lei in camerino e l' aiuteranno a vestirsi, alcuni di questi abiti sono delle vere e proprie trappole. Se fosse necessario potranno essere presenti anche il giorno del matrimonio' 
Gli abiti scelti per me sono appesi in file ordinate, divisi in sei lunghe rastrelliere. Ogni sacca porta il nome dello stilista. Elie Saab; Giorgio Armani; Alexander McQueen; Vivienne Westwood... Alcuni non li ho sentiti mai nemmeno nominare. 
Ne scelgo un paio a caso lasciandomi guidare dall' isntinto. Dietro di me quello che sembra un plotone d' esecuzione, con mia suocera e la Wedding Planner in testa pronte a commentare questo o quel vestito. Il proprietario mi segue passo passo, trascinando un piccolo carrello porta abiti al quale appende quelli che gli passo. 
Alla fine del giro devo provare solo trentasei abiti. Mi gira la testa. 
'Vogliamo cominciare con l' Armani avorio?' mi chiede il proprietario. 
Acconsento e seguo le sarte in camerino. 
Dopo quasi due ore e ventidue vestiti, non ho ancora trovato nulla che sia abbastanza semplice e allo stesso tempo unico. Mia suocera si è innamorata di un abito in raso e seta a sirena di un tipo giapponese da trentasei mila euro. I suoi gridolini eccitati hanno accompagnato la prova di quell' abito senza sosta. Gea e Ottavia non sono mai state d' accordo e mia madre, stranamente, non ha detto una parola. 
'Sono distrutta' annuncio. Tutto quel bianco inizia a darmi alla testa. O, più probabilmente, è tutto lo champagne che ci stanno offrendo. 
'Provane ancora qualcuno' mi esorta Ottavia.
'Tesoro, se sei stanca possiamo rimandare. E' solo il primo giro e c'è ancora tempo prima di Ottobre' mi rassicura mia madre. 
'Ne provo ancora qualcuno' annuncio facendo contente tutte. 
'Vorrei provare il penultimo, quello di chiffon' 
'Il Monique Loulhier?' mi chiede la sarta. 
'Quello' acconsento non sapendo di che diavolo stia parlando. Ma chi è tutta questa gente? 
E, quando vi dicono che gli abiti parlano, voi dovete crederci. Nel momento stesso che la leggera stoffa pregiata accarezza la mia pelle, nuda e leggermente irritata dai continui cambi, ho capito che era con quello addosso che volevo sposare Giorgio. 
Fisso la mia immagine nello specchio e un paio di lacrime mi pizzicano i bordi degli occhi. In un secondo tutto diventa reale. Le partecipazioni, il matrimonio, la mia vita insieme a Giorgio. 
Esco dallo spazioso camerino, con le pareti rivestite di morbida seta color avorio, e mi soffermo sull' espressione di mia mamma. Mi guarda con gli occhi leggermente segnati dal mascara che cola. Le sorrido, lei ricambia. Poi abbassa prontamente lo sguardo in cerca di chissà cosa nella borsa. 
'E' questo, vero?' mi chiede Gea. 
Acconsento con un leggero cenno della testa accarezzando il pizzo ruvido dell' ampia gonna. 
E' fatta: ho un vestito da sposa. Ne mancano solo altri due... 
Esco, seguita dal plotone d' esecuzione soddisfatto per la scelta, nel parcheggio del negozio. L' afa delle sere bollenti d' agosto è insopportabile dopo le ore passate nel locale climatizzato. Il chiacchiericcio tinto di rosa è un piacevole diversivo. Mi lascio coccolare dalle risatine in sottofondo e dai gridolini di gioia. E sorrido. Sorrido pensando a Ettore. 
No, aspettate, che c' entra Ettore?

Continua...

6 commenti:

  1. C'entra, c'entra... eccome! IHIHI...

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  2. A me Giorgio piace un sacco ma è tutta la via che gli gira in torno che fa schifo. E lei è per benino inscatolata da quello che le fanno fare gli altri. Pure farmacia! Le ci vuole Ettore. Pero prima voglio capire che le ha fatto. Perché i traditori non si perdonano!

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  3. Arieccolo...meglio aspettare prima di comprare gli altri due abiti va ;-)

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  4. Mi sembrava di essere in una puntata di Abito da sposa cercasi :D
    Io voglio sapere se ha provato l'Elie Saab!

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  5. Giorgio e' una pedina di questo rutilante mondo assurdo???? Da solo mi sembra l'uomo ideale, ma non c'e mai e invece ha troppi fringe benefit. Non si partecipa al proprio matrimonio in modo cosi' distaccato, il cuore dov'e???
    Per cui o scappate da tutto questo circo, oppure non potrete mai essere felici!
    Monica

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