venerdì 27 maggio 2016

Giorno 148 - L'amore si odia - Racconto breve

Giorno 148 - 27 Maggio 2016



'Silvia, siediti, devo dirti una cosa.'

'Che mi ami e che non vedi l'ora che passi questo mese che ci separa dal matrimonio?'
'Sono serio, siediti per favore.'
'Ehy, così mi spaventi' esclama lei, d' un tratto seria vedendolo stranamente concentrato. 
'No, non voglio spaventarti ma c'è una cosa che ho scoperto da un po' ed è giusto dirtela prima che tu diventi mia moglie.' 
Silvia si avvicina lentamente al divano dove è seduto Fabrizio, il suo quasi marito. Lui le fa cenno con la mano di accomodarsi accanto a lui. Lei, entrata in una strana modalità automatica, fa quello che le viene chiesto. 
Sente i peli sulla schiena e sulle braccia rizzarsi. Non riesce a dare un nome alla sensazione che prova in quel momento ma non è di certo positiva. Pericolo, forse? 
Vuole dirle che l'ha tradita? Ad un mese dal matrimonio? Vuole dirle che non se la sente di sposarla? 
Oddio, non farebbe mai una cosa del genere. Vero? Gesù, l' abito e i fiori e oltre quattrocento invitati. I pensieri nella sua testa si arrovellano e nonostante siano passati pochi secondi da quando ha appoggiato il suo sedere su quel divano, che è stato testimone di tutta la loro storia, a quando Fabrizio comincia a parlare, lei ha già immaginato tutti i possibili scenari catastrofici. 
Quello che non può immaginare, ovviamente, è quello che Fabrizio sta per dirle. 
'Non ci sono parole più o meno giuste per dirti questa cosa per cui sarò diretto e basta: io non posso avere figli'
Silvia tira silenziosamente un sospiro di sollievo. Non la sta lasciando ad un passo dal matrimonio e non le ha messo le corna ma, aspettate un attimo, cosa ha detto?
Lei alza lo sguardo sui suoi occhi verdi, un po' lucidi un po' in attesa, ma non riesce ad articolare nessuna frase. Lo guarda. Lo guarda ancora. Lo guarda come se si aspettasse qualcosa che non sa nemmeno lei cosa sia.
E' Fabrizio a rompere quel silenzio assordante come un concerto metal.
'Lho scoperto sei mesi fa, in seguito a quel piccolo controllo fatto per dei dolori, ricordi?'
Silvia ricorda. Non i particolari, non ha mai memorizzato i particolari ma ricorda bene che alla sua domanda se fosse tutto ok, lui aveva risposto di si.
'In realtà il dolore che sentivo era qualcosa di più serio e ho scoperto che sono completamente sterile' Lui la guarda. Vede un paio di grossi occhi color del mare persi nel vuoto. Non riesce a decifrare quello che Silvia sta pensando in quel momento perché in realtà lei non sta pensando a nulla. Si sente stranamente calma, come se la notizia non la riguardasse.
'In questi mesi ho voluto fare tutti gli accertamenti esistenti prima di dirtelo: volevo essere certo prima di spaventarti. Io lo so che ti sto chiedendo tantissimo ma resta con me, ti prego. Sposami. Questo tra di noi non cambierà nulla. Lo so che il tuo più grande sogno era quello di avere una famiglia, un sacco di bambini intorno all' albero a Natale e una routine fatta di pannolini e giocattoli ma posso essere io la tua famiglia. Possiamo essere noi due tutto ciò che hai sempre desiderato.'
La voce di Fabrizio era supplichevole ma a lei sembrava solo egoista. Sentiva il falsetto che le accarezzava i timpani e la metteva in allarme.
'Domani parto con i ragazzi per l'addio al celibato ma spero con tutto il cuore di trovarti qui, al mio rientro'
La bacia e se ne va.
Sa che non deve chiederle nulla in quel momento. D' istinto si fanno e si dicono cose di cui poi ci si pente. Si prendono decisioni affrettate e Fabrizio conosce bene Silvia e sa che ha bisogno di tempo per elaborare tutto. 

Un mese dopo 

'Sei sicura di quello che fai?' le chiede Gaia, sua sorella minore. Più piccola di lei ma così saggia.
'Sono sicura' risponde Silvia fissando il suo riflesso al grande specchio in camera da letto dei suoi. Lascia scivolare le mani sul ruvido tulle bianco che la fascia. Fissa il suo trucco perfetto, coperto dal velo leggero. Niente figli. Mai. Non avrò mai un bambino da Fabrizio.
'Allora andiamo, papà ci aspetta per andare in chiesa.' 

Due anni dopo 

'Silvia che hai?' le chiede Fabrizio stringendole le dita. Lei, in silenzio, continua a fissare il bianco sporco del soffitto sopra il loro talamo nuziale.
'Voglio tentare qualcosa per avere un bambino' ammette poi a bassissima voce.
Lui sospira. Sapeva che sarebbe successo prima o poi. Anche se aveva voluto crederle, con tutto se stesso, il giorno del matrimonio, nell' estate di due anni prima, quando lei gli aveva sussurrato all' orecchio che le andava bene; che lui le bastava.
'Non c'è granché che tentare, lo sai. Non avrai mai un figlio che sia mio e tuo. Qualunque cosa tu voglia tentare avrà sempre gli occhi o la bocca o le spalle di un altro uomo. Avrà comunque i geni che non sono i miei e, mi dispiace Silvia, io non ce la faccio. Ci siamo noi due. Noi due bastiamo.
A Silvia loro due non bastavano. Non più. Non quando tutte le sue coetanee mostravano fiere le foto di quei bei pancioni tesi. Non quando la gente intorno non faceva che chiedere loro quando avessero messo su famiglia, si, perché, a quanto pare loro due non erano una famiglia per nessuno. E non lo erano, in primis, per lei. 


Sei anni dopo

'Matteo, scendi o farai tardi a scuola' grida Silvia dal pian terreno. Il bambino appare tutto scompigliato sulla porta della cucina. Ancora in pigiama.
Silvia non riesce ad arrabbiarsi con lui perché in lui vede tutto ciò che ha sempre desiderato: essere madre.
Al suo dito anulare non brilla più nessuna fede: Matteo è venuto al mondo negli Stati Uniti grazie ad un donatore anonimo. Ha affrontato tutto da sola: il tradimento di Fabrizio, esasperato dalla sua voglia di maternità è scappato con una praticante commercialista del suo studio; l'iter per la gravidanza, lontana da tutto e da tutti, in un freddo ospedale del New Jersey; la gravidanza e adesso la maternità e di questo non può essere più felice. Essere madre è stato il più bel regalo che la vita le abbia fatto ed è sempre stato il suo sogno. Rimpiange gli anni con Fabrizio ma non lo accusa di niente: lui ha avuto il buon senso di avvertirla prima del matrimonio; la colpa se la da lei per non essere stata forte abbastanza, per aver messo i fiori costati un patrimonio e la festa sontuosa davanti il suo bisogno più grande. 

(Come sempre, ogni riferimento a fatti, persone o cose è liberamente tratto casualmente dalla vita di tutti i giorni)


Robi. 




12 Gennaio 2015 - Yellow party

L'amore si odia - Noemi e Fiorella Mannoia 










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